mercoledì 18 febbraio 2015

ESHKOL NEVO: la simmetria dei desideri (Baita della lettura n. 1)

L'intervallo tra due edizioni dei mondiali di calcio rappresenta un segmento di esistenza che ci viene sempre naturale esaminare con amore.
I suoi confini sono sempre eventi ben definiti - due edizioni dei mondiali, appunto - e facilmente memorizzabili. A loro volta i quattro anni che stanno nel mezzo sono un periodo sufficientemente lungo per trarne una sorta di bilancio, ma non un tempo così lungo da doverci spendere meditazioni esistenziali.

Su questo assunto si basa lo splendido libro dell'israeliano Eshkol Nevo: quattro amici universitari in occasione della finale dei mondiali di Francia 1998 scrivono su alcuni bigliettini ciò che vorrebbero vedere realizzato entro i successivi mondiali (2002, Corea e Giappone).
Tutte le 376 pagine raccontano la storia di questi quattro anni, ma anche la storia personale di ogni protagonista in rapporto agli altri tre.

6 MOTIVI PER DEDICARE OTTO ORE DELLA PROPRIA VITA A QUESTO LIBRO

1) La trama. Di libri legati all'amicizia sono piene le librerie, ma le storie non banali sono davvero poche. Questa è una. Dialoghi mai banali, intreccio all'apparenza senza sbocchi, ma tutto guidato da una logica di eventi concatenati, proprio come nei rapporti tra amici.

2) La vita quotidiana in Israele raccontata da un giovane. Spesso immaginiamo l'esistenza degli abitanti di Israele perennemente in guerra. Questo deriva dalle cronache del conflitto con la Palestina, mentre la realtà è di una vita vissuta con leggerezza, come ogni ventenne che conosciamo. Persino il servizio militare di tre anni nei territori occupati sembra normale come la nostra vecchia naja.

3) I personaggi femminili. Le storie di amicizia tra uomini non sono la stessa cosa se non sono ravvivate dalle presenze dei loro amori. Yaara, Maria, Ilana: ricorderete questi tre nomi dopo avere letto il libro. E se vi chiedete perchè gli amici sono 4 e i personaggi femminili sono 3...beh, leggete il libro!

4) Il calcio. Se amate questo sport, godrete nello scoprire che entra sempre nei momenti chiave della storia. Un lutto si mitiga grazie ad un Mercoledì di Champions League, una casa palestinese viene occupata per potersi guardare in tv Inghilterra-Camerun.

5) Elogio del cambio di idea. Tra un capitolo e l'altro si trovano gustosi intermezzi dedicati ai grandi filosofi che nel corso della loro vita cambiarono idea (Hume, Kirkegaard, persino Aristotele), e questo ci fa sentire molto, ma molto meglio con noi stessi.

6) Ognuno. Ognuno può scrivere su un bigliettino dove sogna di trovarsi tra quattro anni. E poi aprirlo ai prossimi mondiali e vedere cosa è successo nel frattempo.


Alessandro Giuriani
 
 
 
Ma questa è proprio la definizione dell'amicizia, no? Un'oasi che ci permette di dimenticare il deserto... o... una zattera le cui assi si tengono unite. O... un piccolo staterello circondato dai nemici. Non credi?
Non ne ho idea, ha risposto Yaara. Lo sai che non ho mai avuto amici.
 
Eshkol Nevo - La simmetria dei desideri - pag. 134


giovedì 20 marzo 2014

Cosa fare se sei sotto tiro?

Su USA Today sports è apparso un acuto articolo che, partendo da un caso reale, apre la strada a numerose riflessioni su come reagire quando ci sentiamo sotto tiro.

Lo spunto arriva dalla Under Armour, azienda emergente di abbigliamento tecnico sportivo e si riferisce a qualcosa di grosso accaduto ai giochi olimipici di Sochi 2014.
In sostanza alcuni altleti della squadra USA di pattinaggio di velocità su ghiaccio - vestita da Under Armour - hanno incolpato il marchio per la brutta figura rimediata alle ultime Olimpiadi.
Belli, ma scarsi: colpa di Under Armour?

La pesante critica, ancora più imbarazzante perchè amplificata dai media americani, ha invece attirato l'attenzione di diversi esperti di situazioni critiche che hanno elogiato l'atteggiamento tenuto dall'azienda di fronte alla drammatica crisi di immagine.

Ecco quali sono state le mosse giuste e quale dovrà essere la strategia per il futuro:

NON RIBALTARE LA COLPA SUI PATTINATORI
Loro possono puntare il dito tutte le volte che vogliono, ma è cruciale che Under Armour non lo faccia. Al contrario, il marchio deve proseguire con la propria strategia che consiste nel "rifiuto di reagire per difendersi" per non provocare danni ancora maggiori.

RIMANERE COLLABORATIVI
Nel pieno della rissa Under Armour ha continuato a lavorare sodo sul campo. Il marchio ha sempre chiarito di voler aiutare la squadra olimpica di pattinaggio "fino a che servisse collaborazione".

TOP MANAGEMENT COINVOLTO, MA NON TROPPO
Per una crisi come questa, il top management non deve essere il principale interlocutore. Al contrario, è il momento di spendere il proprio patrimonio di pubbliche relazioni di cui Under Armpur, vista la sua storia, è abbondantemente provvisto.

CONTESTUALIZZARE IL PROBLEMA
La questione delle uniformi dei pattinatori non coinvolge altri sport di primo livello come football americano, calcio o running che contano veramente per i volumi di vendita di Under Armour.
E' improbabile che io, in quanto maratoneta, smetterò di vestire Under Armour come ho sempre fatto perchè le uniformi dei pattinatori sono difettate (sempre che lo siano).

RITORNARE IN LABORATORIO
Quando i riflettori saranno spenti, bisognerà comunque tornare in laboratorio e osservare queste uniformi al microscopio. Meglio ancora se ci sarà un parere si una terza parte neutrale che dia una "credibilità aggiuntiva".

VANTARSI DI MENO
Il più grande errore di Under Armour è stato quello di lanciare la divisa come "la più veloce divisa da pattinaggio del mondo". C'è veramente poco margine di errore se qualcosa va storto.

alessandro.giuriani@gmail.com

Il lavoro di gruppo è essenziale. Ti permette sempre di dare la colpa a qualcun altro.
(Arthur Bloch, autore della legge di Murphy)

mercoledì 12 febbraio 2014

Baita di Harvard n. 1: rinforza i muscoli del pensiero strategico

Dal blog della Harvard Business Review traduco questo interessante articolo di Liane Davey, vice presidente della Knightsbridge Human Capital Solutions, una delle maggiori agenzie canadesi di risorse umane.

wow...harvard su "baite nell'oceano"


Non ti è mai capitato di sentirti dire che devi essere più "strategico"? Che succeda durante uno dei periodici colloqui annuali oppure dopo una promozione rifiutata, fa veramente male quando ti viene detto che manchi di sufficiente abilità strategica. Ancora peggio quando cerchi di avere chiaro cosa concretamente significhi "più strategico" e non ricevi risposte soddisfacenti.

Essere più strategici non vuol dire per forza prendere decisioni che influenzino l'intera organizzazione, come per esempio trovare le giuste allocazioni di budget. E' sufficiente che anche la decisione più piccola venga presa nel contesto più ampio degli obiettivi aziendali.
Coltivare una relazione di qualità che permette di avere un punto di vista approfondito di un cliente - o un concorrente - è altamente strategico. Ciascuno ha opportunità di migliorare il suo pensiero strategico.


Lavori così? Dimentica la strategia
Se non ti considerano un grande pensatore strategico, la mia idea è che questo succede per il fatto che sei così occupato. Quale percentuale della tua settimana lavorativa è
trascorsa in riunione? E quanto del tempo residuo viene consumato in una corsa pazza per rispondere alle e-mail, telefonare e sbrigare il cosiddetto "vero lavoro"? E' rimasto fuori qualcosa? Con il pretesto della produttività, probabilmente ti sei giocato tutto il tempo destinato a pensare. Il risultato è che le decisioni sono basate più sul riflesso che sulla riflessione. E il rischio delle decisioni "in reazione" ad un impulso, è che tendono a basarsi su ciò che ha funzionato finora.
Questo andrebbe bene se il nostro mondo fosse statico, ma non lo è. I luoghi produttivi, i concorrenti e i clienti stanno cambiando con una velocità senza precedenti. Continuare a fare ciò che hai sempre fatto può essere ugualmente rischioso (o addirittura più rischioso) che tentare un approccio mai collaudato.

In questo contesto è di importanza cruciale trovare il tempo per riflettere prima di prendere decisioni. Cosa è coinvolto? Chi è coinvolto? Cosa c'è in gioco? Qual è l'opportunità e quali sono i rischi?
Ciò che all'inizio sembra un'opportunità potrebbe in seguito riverlarsi un rischio significativo e ciò che appariva inizialmente rischioso potrebbe invece rivelarsi un'opportunità.

Certo, l'altra risposta alla tua vita stressata potrebbe essere quella di stilare una lista di cose da fare, mettere giù la testa e farle. Ma porre l'attenzione in modo così restrittivo riduce le tue chances di essere strategico. Ricorda, le persone strategiche creano connessioni tra idee, progetti e persone che gli altri non riescono a vedere.

Un dirigente bancario cercava un nuovo venditore IT per operazioni nell'area caribica quando venne a sapere che un altro dipartimento della sua banca stava lavorando su nuovi standard di servizio per la clientela. La sua prima reazione fu quella di continuare la propria ricerca del venditore come se niente fosse. Ma questa sarebbe stata un'opportunità persa per unire le richieste di sistema con i nuovi standard di servizio, che se sfruttata avrebbe invece permesso il legame tra migliori protocolli per interagire con i clienti e dati disponibili più efficienti in tempo reale.

Ricorda anche che le relazioni sono anch'esse strategiche. Il dirigente chiese al nuovo venditore IT di presentarlo ad altri clienti che avevano già implementato i loro nuovi sistemi. In questo modo egli ebbe così la possibilità di fare domande sul venditore e su come ottimizzare la contrattualistica e la relazione.

Le persone strategiche vedono il mondo come una rete di idee e persone interconnesse tra loro e trovano l'opportunità di spostare in avanti i loro interessi in questi punti di connessione.

 

Ma una persona che riflette sulle situazioni e connette idee e persone ha ancora un problema: non è possibile riuscire a fare tutto! Le possibilità sono illimitate; tempo, denaro e risorse non lo sono. Ciò rende necessaria l'abilità e la volontà di compiere delle scelte.
Fare delle scelte, sia su ciò che che farai, sia su ciò che non farai, è un passaggio cruciale dell'essere strategici. Chiudere una porta a favore di un'altra richiede il coraggio di agire (cosa per la quale successivamente potresti essere biasimato) e la fiducia in se stessi per abbandonare un'alternativa (cosa che potrebbe rivelarsi un'opportunità persa).
E' proprio nel momento della scelta che la tua abilità di essere strategico è definitivamente testata. E' normale che una scelta non sia esente da rischi, ma è molto maggiore il rischio quando non si sceglie oppure quando si disperdono risorse limitate su troppe opzioni disponibili.
Sarai molto più strategico se prendi l'iniziativa e poi ti correggi in corsa, piuttosto che se scegli di ristagnare senza fare nulla e astenerti da qualunque tentativo.

Non ti serve una posizione lavorativa più elevata, più controllo o budget più grandi per essere maggiormente strategico: ciò di cui hai realmente bisogno è di essere più "direttivo" nei tuoi pensieri e azioni. Come? Investendo tempo ed energia per riflettere sulle situazioni e decisioni che ti trovi a fronteggiare. Trovando modi per connettere idee e persone che prima non lo erano. Avendo il coraggio di compiere delle scelte circa ciò che farai e ciò che non farai. Solo così tu incrementerai veramente il contributo strategico.

alessandro.giuriani@gmail.com

La voglia di vincere non è nemmeno lontanamente così importante come la voglia di prepararsi a vincere.
Bobby Knight


martedì 21 gennaio 2014

Baita del running n. 10: Mezza maratona di Medea

Domenica mattina 19 gennaio si corre la Mezza maratona di Medea (GO), associata anche ad una 30km: ci si immagina colline gelate di brina e invece il clima è da foresta pluviale: sole piovoso e 14 gradi umidi.
L'atleta si presenta abbigliato come si conviene per l'inverno friulano, ma il meteo rende fastidiosi e persino irritanti i costosi capi termici: le conseguenti espressioni di soffocamento ricordano gli orsi bianchi allo zoo nel mese di luglio.
Unici in canotta e pantaloncini sono i tamugni sloveni, che si però si presentano mezzi nudi anche quando il termometro è sottozero e quindi non fanno testo: loro sono una specie di orso endemico di queste terre.

Il pacco gara viene in soccorso agli accaldati: ci si spoglia al volo e la maglietta souvenir di cotone grigio sostituisce il giubbotto in goretex fluo. Certo, non è il massimo dell'estetica 
I calzini friul-chic solo per le grandi occasioni
e svolazza intorno ai pantaloni aderenti a mo' di grembiule, ma almeno si sta freschi.
La seconda sorpresa del pacco gara (come in un cono gelato il bello sta in fondo) sono un paio di calzini sportivi dall'ispirazione fulminante: arancioni con fascia intorno alla caviglia che riproduce l'Ara Pacis, monumento locale.
Sono bellissimi e personalmente li indosserò solo nelle grandi occasioni: maratone internazionali, matrimoni e riunioni.

Il percorso di gara, dalla caratteristica forma a "girino" che parte da Medea (GO), attraversa l'Isonzo, arriva in provincia di Udine e dopo un tour di 360° sopra l'autostrada A4 rientra alla partenza con una leggera salita.

Il percorso dalla classica forma a "girino"
 
L'arrivo della mezza maratona (21km) fa scattare gratificazioni improprie: chiudo in 1h 46' con le gambe a pezzi e mi consolo scoprendo che appena dietro di me ci sono atleti  che stanno correndo con falcata olimpica. Penso: "Tiè. Hanno sbagliato tattica, si sono risparmiati troppo all'inizio e li ho battuti". Invece sono i primi della 30km che mi tallonano, aiuto mi stanno per doppiare!


Carboidrati (PAN) e proteine (PORCO) all'arrivo

Per qualche minuto dopo il traguardo si accarezza l'idea della seconda gratificazione impropria, quella di un mix inedito tra carboidrati e proteine al chiosco.
Nutrizionisti, prrrrr!

alessandro.giuriani@gmail.com




martedì 14 gennaio 2014

Baita del running n. 9: il tempo vola, Campolonghetto rimane

Centinaia di runner hanno punteggiato le strade intorno a Campolonghetto lunedì 6 gennaio alla Marcia dei Magi, il classico appuntamento che apre l'anno solare delle gare fiasp in provincia di Udine. Siamo al 23° anno di questa gloriosa competizione, nata - pensate - nel lontano 1991.
Per dare un'idea dei tempi, erano quelli in cui lo start della maratona di Roma avveniva così (inquietante immagine di archivio da corriere.it).


Tutto vero: l'allora presidente del consiglio Andreotti e il presidente del CONI Carraro danno l'avvio alla Maratona di Roma edizione 1991 (fonte: corriere.it)

 Il ritrovo al bocciodromo - come 23 anni fa, ma senza pistole - ha il classico sapore del calcio di inizio. 

Nuovo lo sponsor sui tesserini di gara, dove scompare lo storico grande magazzino Bravi e esordisce un'azienda di alimenti biologici, segno dei tempi che cambiano e delle nostre abitudini che dopo questa crisi non saranno più le stesse.
Anno nuovo, nuovi cartoncini di gara anche per gli atleti: dal 2014 ogni cartellino è dotato di codice a barre leggibile con lo scanner che fa bip, un po' come essere in cassa al supermercato solo che al posto del prosciutto c'è un marciatore.

Per la toilette aspettare primavera

Anche gli organizzatori, si modernizzano: studiano un percorso flessibile e fanno fronte alla pioggia caduta nelle 48 ore precedenti dirottando la competizione quasi tutta su strade asfaltate. Alla fine tutti si arriva con scarpette immacolate, pur senza la gloria del fango invernale.
Alcune marciatrici donne lamentano il fatto che si corra d'inverno e gli alberi spogli non offrano riparo per una sana "toilette nel bosco": in effetti, come dimostra la foto, appartarsi è un po' difficile.
Nessun problema invece per gli uomini: parecchi fossati come quello sulla destra offrono per così dire un invito naturale.

Alla fine gran ristoro su un buffet impeccabile, il 2014 è davvero iniziato.


alessandro.giuriani@gmail.com



E ricordatevi che il tempo vola. E noi no. Ma il peggio sarebbe se noi volassimo e il tempo no. Il cielo sarebbe pieno di uomini con gli orologi fermi.
(Alessandro Bergonzoni)




 
 





martedì 12 febbraio 2013

Baita della crisi n. 2: come di è sviluppata?

Quando si dice che gli uomini passano, ma le istituzioni rimangono.
Senza esprimere alcun giudizio di valore sulle dimissioni di Benedetto XVI, mi piace continuare a citare la relazione della sua Banca a proposito dello sviluppo della crisi.
La fonte è sempre il prezioso libro di Nuzzi "Sua Santità", che a mio avviso dà una connotazione umana anche al Pontefice e alle enormi pressioni a cui è sottoposto.
Ma torniamo allo sviluppo della crisi così come è stato analizzato dallo IOR.

La domanda da cui si parte è: COME SI E' EVOLUTA LA CRISI NEGLI ULTIMI TRE ANNI?
Risposta: dal 2008 ad oggi i paesi occidentali indebitati han promesso ai cittadini, e hanno cercato con espedienti vari di ridurre il debito, senza riuscirci.  Non potevano riuscirci perchè mancavano soprattutto i fondamentali della crescita economica (la crescita della popolazione).
Gli USA e i paesi europei hanno rifiutato di diminuire il debito attraverso l'opzione vera e unica dell'austerità (per ricostruire i fondamentali della crescita e per assorbire una crescita passata falsa e insostenibile, diventata debito non pagato) ed hanno tentato varie strade.

Siamo PIGS anche noi
Riconosciuto che erano impraticabili, chi era ed è in posizione di forza (gli USA) hanno cercato di trasferire i loro problemi sui paesi meno forti (europei).
Le banche USA, si suppone per riprendere a guadagnare, hanno cominciato a fare speculazione sui titoli di Stato dei paesi più indebitati europei. Il primo paese messo in difficoltà anche grazie alla speculazione (ovviamente anche grazie a squilibri di bilancio e qualche trucco usato per entrare nell'euro) è stata la Grecia.
L'incertezza europea nel salvataggio della Grecia e il suo successivo "default guidato" ha creato sfiducia sull'Europa nei mercati internazionali. Questa sfiducia si è accentuata sui paesi a maggior debito pubblico (Portogallo, Irlanda, Spagna e poi Italia). Questa sfiducia ha comportato il maggior costo progressivo del debito, quando ad ogni scadenza il debito pubblico doveva essere rinnovato.
Anche un paese come l'Italia, che ha equilibrio patrimoniale dello Stato e un fortissimo risparmio privato (che copre 5 volte il debito pubblico) ed è potenzialmente solvibile, si è scoperta in difficoltà nel rinnovo emissioni, e si trova con l'esigenza di far crescere il costo degli interessi ad ogni emissione (spread).

alessandro.giuriani@gmail.com

venerdì 25 gennaio 2013

Baita della crisi n. 1: perchè è nata?

E' sempre  stato fuori moda apprezzare lo IOR, l'Istituto delle Opere Religiose.
Si tratta della famosa banca centrale del Vaticano che si occupa di amministrare le enormi entrate (e le enormi uscite) dello Stato Pontificio.
Non gode di buona stampa, viene spesso accusato di essere un ente dedito a traffici, corruttele e manovre sottobanco. Da Calvi a Emanuela Orlandi fino alla banda della Magliana, spesso i misteri italiani irrisolti degli anni '70 e '80 hanno toccato l'istituto bancario pontificio.
Quale migliore istituzione per farci spiegare la crisi che ci attanaglia? Lo IOR è potente, globale e religioso. Personalmente adoro la ricetta amara di questa Banca del Vaticano.


Leggetelo!

Consiglio a tutti lo splendido libro di Nuzzi "Sua Santità", in cui è riportato il documento riservato dove Gotti Tedeschi, presidente dello IOR, spiega al segretario del Pontefice Mons. Gaenswein (il famoso Padre Georg), le ragioni dell'attuale situazione economica. Dovrà essere semplice, chiaro e preciso.

PRIMA DOMANDA: COSA HA CAUSATO L'ATTUALE CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA?
Risposta: l'ha causata una serie di politiche economiche adottate progressivamente negli ultimi 30 anni per sostenere la crescita del Pil nei paesi cosiddetti occidentali a seguito del crollo della natalità. Non crescendo la popolazione, la crescita può avvenire solo facendo aumentare i consumi pro-capite. Detta crescita dei consumi pro capite è avvenuta:
a) delocalizzando in Asia molte produzioni reimportate a minori costi per crescere il potere d'acquisto;
b) facendo indebitare le famiglie. Solo negli ultimi 10 anni prima dello scoppio della crisi (dal 1998 al 2008) l'indebitamento medio del mondo occidentale è cresciuto di circa un 50%. Lo scoppio della crisi ha prodotto effetti diversi nei vari paesi secondo il modello di indebitamento provocato.
Per esempio in USA l'indebitamento è stato soprattutto fatto dalle famiglie, in Italia dallo Stato. Per tentare di risolvere il problema di questo indebitamento negli USA si è progressivamente "nazionalizzato" il debito (cioè lo Stato ha assorbito l'eccesso di debito salvando le banche che stavano fallendo perchè le famiglie non pagavano i debiti). In Europa, ma soprattutto in Italia, si è invece "privatizzato" il debito fatto da governi, banche e imprese, facendolo pagare ai cittadini.

Più chiaro di così...pare che abbia capito anche Padre Gheorg.

Poi ci sarebbe la seconda domanda (COME SI E' EVOLUTA DETTA CRISI ECONOMICA NEGLI ULTIMI TRE ANNI?), ma per questa ci vediamo al prossimo post.

alessandro.giuriani@gmail.com

Il re: "Prima di affidare il mio denaro alla vostra banca... che personale direttivo avete?". Il banchiere: "Un presidente, 42 vicepresidenti e un santo predicatore". Il re: "A che vi serve il santo predicatore?". Il banchiere: "A mantenerci onesti".
(da "Il mago Wiz" di Brant Parker e Johnny Hart)