martedì 28 febbraio 2012

Mal di budget e suoi rimedi

Bibliotecaria sovietica...
Avete mai visto una bibliotecaria addolorata? E' la somma dei dolori che si raccontano tra le pagine dei suoi libri.
Non piange mostrando i pettorali come un centravanti sconfitto in finale di Champions League. E nemmeno si torce come una prèfica mediterranea. Non guarda gelidamente lontano alla maniera di un generale sovietico al funerale di Breznev e non spalanca l'occhio liquido di un cucciolotto.
Il dolore di una bibliotecaria è il riassunto di queste espressioni e oggi Antonietta della Biblioteca Civica Udine lo mostrava tutto.
Mostrava un dolore comune di questi tempi: il mal di budget
La sua istituzione dispone di un portafoglio annuo di poche centinaia di euro per l'acquisto di libri nuovi: fidatevi, con quei soldi non vi comprate neanche un Iphone. 
...o bibliotecaria cucciola?
Ebbene, lei oggi ne ha già spesi la metà in nuove pubblicazioni. Essendo poi Antonietta una bibliotecaria socratica, è sommersa dall'enormità di quanti libri meravigliosi vengano scritti e quanti pochi lei possa acquistarne. Sa di non sapere. Mal di budget. Ohi che male.
E dal male si va in peggio: la scure del sindaco abbatte anche la struttura muraria della sala di lettura. Da agosto un cantiere è fermo a metà. Se fosse al MOMA sarebbe un'opera architettonica post-moderna, ma siamo nel civilissimo Friuli. La biblioteca presenta una parete in fogli di plastica come quando vi rompevano il vetro della macchina per rubare l'autoradio e nemmeno un bagno agibile.
D'altra parte cosa importa al sindaco dei bagni nell'epoca di Internet? Anche la pipì sarà digitale, deve avere pensato.
Dobbiamo trovare una soluzione per la afflitta Antonietta. Per il muro post-moderno in fogli di plastica non possiamo fare nulla, lì ci vuole solo un muratore.
Ma per il suo budget di libri forse un paio di idee irrealizzabili ci sarebbero:
AZIONE PRELIMINARE: chiedere a ciascuno dei soci della biblioteca di stilare una lista di cinque libri che vorrebbe fossero presenti. Quando la consultazione sarà completata, Antonietta avrà un elenco di titoli che saranno i più desiderati dai suoi abbonati.
PRIMA IDEA IRREALIZZABILE: stimolare la gloriosa usanza della donazione. Attenzione: donazione, non sgombero cantine. I libri che chiunque deciderà di regalare alla biblioteca dovranno apparire nell'elenco di titoli votati dai soci. Possiamo immaginare per chi dona una sorta di ricompensa, per esempio la possibilità di tenere per più tempo i libri oppure precedenza nelle prenotazioni di nuove uscite.
SECONDA IDEA IRREALIZZABILE: riesumare la mutualità diffusa della colletta. Supponiamo la biblioteca abbia 100 soci, e che al termine della consultazione ci siano 10 libri che risultino i più votati. Ipotizziamo inoltre che, di quei 100 soci, 80 siano degli spilorci e non vogliano spendere nulla. Gli altri 20, ponendo una quota di 1€ al mese, avrebbero 20€ mensili (240€ annue) che, sconto più o sconto meno, darebbero diritto ad acquistare circa 15 libri. In pratica potrebbero leggere i primi 10 libri della classifica spendendo soltanto un piccolo euro mensile
Cosa ne dici cara Antonietta, ti sei tirata su un po' di morale?


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La funzione della biblioteca è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi.
(Umberto Eco)



sabato 25 febbraio 2012

Baita del running n° 5: Tesserato n° 100, presente!

Correre con la tessera di una società è un po' come indossare per la prima volta una giacca dopo essersi sempre messo la felpa.
Ti senti un po' più responsabile, anche dell'immagine, e persino un po più parte della storia.
Quando fu la vostra prima giacca? La mia fu per un'uscita serale scolastica al Teatro Nazionale di Milano con tutta la classe per assistere alla Mandragola di Machiavelli.
La prima corsa con la tessera fiammante n° 100 dell'Olimpia di Terenzano è stata a Campolongo di Tapogliano (UD) in occasione della Marcia del Dono (6 - 12 o 18Km).
Logo vampiresco, ma rende l'idea
Dono inteso come donazione di sangue, una delle cause più comuni ma anche più necessarie di volontariato.
Il logo della gara è un po' vampiresco, ma insomma rende l'idea. Niente messaggi subliminali: corri, sbuffa e porta due bei sacchetti di sangue.
XI premio, voglio quello!
L'Olimpia di Terenzano si è presentata in massa: il nostro presidente saluta con un sorriso alla Moratti ed una acconciatura da centravanti sudamericano. Confesso di emozionarmi.
Con avidità osservo i premi in palio per i gruppi più numerosi, li voglio tutti, ma soprattutto la formaggella del caseificio Joanis di Aiello del Friuli (11° premio). Per quella fare i follìe. Temo invece la cravatta (9° premio) e l'innaturale abbinamento panettone-essenze del 7° premio. Non vorrei mangiarmi un dolce con canditi di Chanel.
Una nota di servizio per i non-friulani: i premi 4°, 5° e 6° (Fiori+Pinza) potrebbero apparire un'accoppiata strana. Fiori per lei (romantica e coccolosa). Pinza per lui (praticone e riparatore).
Assolutamente no. La pinza è un delizioso pane dolce di queste parti che si mangia spesso in inverno.
Per la cronaca, l'Olimpia di Terenzano si aggiudica il primo premio. Siamo i più numerosi! Peccato che il freddo non ci permetta di sfoggiare le nostre fantastiche magliette arancio e blu, ma ancora poche settimane e saremo visibili ovunque.


All'assalto!


La gara si snoda tra i campi ed è popolata sia da camminatori che da runner. Da lontano sembriamo tanti leprotti sparsi per la pianura a perdita d'occhio. Beh non sempre così sparpagliati. Ogni 5Km si notano assembramenti equivoci. Zoomiamo più vicino: pingui signore sessantenni in tuta, atleti anoressici, quadrupedi di razze indefinite. Tutti assiepati intorno a un tavolino che trabocca d ogni ben di Dio.
E' il ristoro. O forse un pranzo di battesimo. Ogni vassoio è una sorpresa, grazie signore campolonghianesi (si chiameranno così??). Torte, tortelli, tartine, ciambelle. Persino salame, pane fresco e frammenti di uova di Pasqua. Si percepisce anche un sentore di vino rosso in giro, ma deve essere ben mimetizzato tra le damigiane di the caldo.
Giusto così: donare sangue debilita e bisogna essere sostenuti da un'adeguata dose di calorie per tenere duro.
Teniamo duro anche noi runner negli ultimi chilometri, sulla strada asfaltata del paese. Dopo i sentieri sassosi dei campi, ora si corre morbidi come sul tappeto rosso degli Oscar fino al gonfiabile del traguardo.
Il tempo di salutare il presidente, rifocillarsi tutti insieme e per i veri affamati prendere atto del perentorio cartello ammonitore. GUAI A CHI ARRIVA PRIMA DELLE 11.30!






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E' meglio avere il fiato corto e le gambe pesanti piuttosto che avere le gambe corte e il fiato pesante.
(Mario Setragno - autore del Dizionario della Corsa).



martedì 21 febbraio 2012

Ultras in Baita (attenzione: contenuti espliciti)

E' risaputo: i nomi e i simboli presenti nelle curve degli stadi non sono esattamente illustrazioni per Orsoline. Inneggiano a gruppi armati, disegnano teschi, diti medi e faccioni del Che Guevara. Tutti uguali: finiscono per essere talmente ripetitivi e noiosi da fare sbadigliare.
Beh, non proprio tutti: eccovi una classifica dei nomi e simboli più originali degli ultras nel mondo. Ringrazio i tifosi del Fiorenzuola per una parte del materiale presente nel loro blog.
Si inizia dal basso, dalla decima posizione.

10) GLI ARETUSEI DI SIRACUSA. Rappresentati da un Asterix un po' Bob Marley della Gallia Antica: avvolto in una nube di fumo, aluccia dell'elmo piegata e passo malfermo. Parrebbe che il suo pusher abituale, il druido Panoramix, abbia rivisitato in chiave giamaicana la ricetta della famosa pozione magica.

9) GLI ULTRAS DEL GOTEBORG. Saliamo di latitudine, la città svedese sul Mar Baltico partorisce una tifoseria devota a Capitan Findus, almeno a giudicare dal marinaio barbuto con la pipa che compare nel loro simbolo.




8) I MOLOSSI SEZIONE NOCERINA ALCOLICA DI NOCERA (SA). Quando si dice la potenza di uno slogan azzeccato. C'è da chiedersi perchè il famoso marchio di liquore francese non affidi la sua campagna di marketing ai creativi tifosi di Nocera.







7) LA MANCHA VERDE DEL PALMEIRAS (Brasile). Mancha in portoghese significa macchia, nel senso del colore della divisa sociale. Qui viene usato il nemico di Topolino Macchia Nera, vestito di verde Palmeiras che balla la samba. Solo i brasiliani...

6) LA FOSSA LARIANA DI COMO. Chi siano non lo so, gli strani ometti blu, sono alti suppergiù due mele o poco più. Simpatico il tifo come divertimento, ma un appello: cambiate il disegnatore! Quei puffi sembrano due guardie penitenziarie.







5) I SYMMACHIARI DI OVIEDO (Spagna). Nemmeno nei sogni più sfrenati si sarebbe potuto immaginare che il greco antico irrompesse negli stadi. E' successo a Oviedo: Symmachiari significa "coloro che combattono insieme", ovvero "alleati". Quale miglior simbolo del mitico Muttley della Corsa più pazza del mondo? Chissà se quando la loro squadra segna un gol, loro mormorano con voce roca "medaglia, medaglia, medaglia".




4) LA CURVA M...DEL LUGANO (HOCKEY SU GHIACCIO). Che gli Svizzeri fossero degli eccentrici lo sapevamo. Ma autonominare se stessi come deiezioni supera ogni immaginazione. Unica spiegazione è che, in quanto produttori di cioccolato, ci tengano a distinguere correttamente i due elementi: come recita il proverbio, non confondiamo la m...con il cioccolato. Appunto.




3) GLI ULTRAS MOZART DI SALISBURGO (Austria). Suoneranno i violini invece dei tamburi? Il capo tifoso metterà in scena un Don Giovanni durante l'intervallo? Anzichè fischiare l'arbitro lo contesteranno con le note soavi di flauti traversi? Intanto il grande compositore rivive in curva con sciarpa viola-rossa e pettinatura settecentesca. 

2) I TIFOSI ARISTOCRATICI DEL LECCO (LC). Si sa, in ogni gruppo è sempre presente un'élite che rifiuta di confondersi con la massa e ricerca sempre la compagnia dei suoi pari. Un po' come i lord in Inghilterra o la corte di Versailles, anche a Lecco i veri nobili si identificano immediatamente persino in curva. Ci pregiamo di riprodurre il loro stemma su Baite nell'Oceano.

1) I GROBARI DEL PARTIZAN BELGRADO (Serbia). Per chi non mastica il serbo, i Grobari sono i becchini. Avendo la squadra del Partizan una divisa prevalentemente nera, i loro sostenitori si sono ispirati all'uniforme analoga dei necrofori. Hanno creato un logo di ispirazione dickensiana: la silhouette di un beccamorto in marsina e cilindro che scava una fossa. Bisogna dirlo, nel macabro hanno dimostrato di essere artisti. E l'arte non si discute, si ama e basta. Cosa ne dite?

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Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.
(Winston Churchill)



sabato 18 febbraio 2012

Baita del Libro n. 2: Vicolo della Banca, 6. Udine

C'è una libreria che sta ai viaggi come mia suocera sta al cibo: ti fa venire voglia di provare quello che da solo non sperimenteresti mai.
Quale paese vuoi conoscere oggi?
Si chiama Odos (in greco antico significa strada) e si trova a Udine in una piazzetta-salotto contornata da una roggia dietro alla Banca d'Italia.
Si differenzia da altre librerie in quanto ha come tema dominante il viaggio, o meglio il desiderio di conoscenza. 
Le sue sezioni sono suddivise in modo canonico per continenti, ma al loro interno il tocco originale del proprietario è immediatamente percepibile. E' una vera Baita nell'Oceano.
In bella vista sono presenti le guide e mappe dei vari paesi edite dalle maggiori collane sull'argomento. Ma ogni paese a sua volta è caratterizzato da libri che richiamano la sua cultura. 
Volete la Colombia? Non vi potrete fermare alla guida Lonely Planet. Accanto troverete un libello grigio dal titolo "Trattato di culinaria per donne tristi" dell'autore colombiano Hector Abad Faciolince. La dedica in terza pagina è però per donne felici: "alle mie cinque sorelle, anzi alle mie sei madri".
Nel Brasile non manca Jorge Amado, ma con il meno famoso: "Cacao". Dona Flor e i suoi due mariti dovrete cercarvelo alla Feltrinelli: d'altronde tutti lo conoscono. Coelho è assente, ma oramai nessuno sente più la sua mancanza. Qualcuno aggiunge anche "per fortuna".
Poco più a destra si trova l'Asia. Il Giappone è valorizzato dai suoi autori come il grande Murakami, ma anche da libri che evocano le sue usanze. Chissà cosa racconta Schmitt ne "Il lottatore di Sumo che non diventava grosso".
Uso alternativo della mappa
Al piano inferiore si trovano mappe letteralmente di ogni luogo, da Auckland al Gabon all'India. Si potrebbe pescare dagli scaffali e viaggiare da Udine a Melbourne senza mai perdere la direzione. Sarebbe bello riempire un muro con un collage di mappe che illustri un percorso tra i continenti partendo dalla propria città. Oppure ricoprire un tavolino, come hanno pensato i proprietari.
Unico appunto da evidenziare è sul sito Internet www.odos.it: scritte nere su sfondo bianco e striscie verdi. Non riesce a far sognare il lettore e risulta un po' scolastico e istituzionale. 
Niente a che vedere con quello che si respira in negozio.


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Una volta che la mente di un uomo si è espansa grazie a una nuova idea, non tornerà mai più alle sue dimensioni originarie" 
Oliver Holmes (poeta e saggista statunitense) 

giovedì 16 febbraio 2012

Baita del riutilizzo n. 4: dagli elettrodomestici al micro-eolico

Il Blog di Lucia Navone, sempre ricco di notizie che riguardano il mondo delle energie alternative, ci propone una Baita del riutilizzo sociale dagli esiti però ancora incerti.
Il sol dell'avvenir
Vale la pena dare un'occhiata a questa vicenda, volete?
I nomi in questione sono luminosi, ecologici e lucenti. Tutti richiamano il sol dell'avvenir, forse per distoglierci daI cumulonembi dell'oggi. Sentiteli.
1) L'ANTENATO: ELECTROLUX, storica azienda svedese produttrice di elettrodomestici che decide di abbandonare la produzione a Scandicci (FI).
2) L'EREDE SCAVEZZACOLLO: ITALIA SOLARE INDUSTRIE (fabbricazione di pannelli solari), che prende in consegna l'impianto al grido di "dopotutto non bisogna fare troppi conti", come proclama l'amministratore delegato nel video della trasmissione su Rai Tre. E infatti fa spendere 3 milioni di Euro alla Regione Toscana per la formazione degli operai (ma cosa gli insegnavano? a tagliare diamanti?) per poi mandarli tutti in cassa integrazione.
Il sindaco giovane e bello
3) IL SINDACO GIOVANE E BELLO  di Scandicci, che stabilisce insieme ai suoi colleghi dell'area fiorentina che ci dovranno essere pannelli solari in ogni comune, in modo da aiutare Italia Solare Industrie con commesse garantite ed ecologiche. Sempre nel mitico video di Rai Tre dichiara che questo sì che è "fare sistema". Beh, un bel sistemino di quelli da bar, visto che dal 2009 più di 300 operai sono disoccupati.
4) I NUOVI ANGELI dai nomi di cherubini: EASY GREEN, EN-ECO, SOLAR LIGHT ENERGY. La cordata di queste tre imprese è subentrata a ITALIA SOLARE e darà vita al progetto KM VERDE, assumendo quasi tutta la forza lavoro in cassa integrazione di Scandicci.
Cosa si produrrà? Pannelli solari, fotovoltaico flessibile e microeolico.
Chissà se questa è la volta buona, in attesa di verificarlo mi permetto di dare due consigli non richiesti agli operai:
1) pensare che un'azienda non ricerchi extra-profitti spostando le produzioni là dove costa meno è un'illusione che non regge alla prova dei fatti. Per cui, ragazzi, inventatevi un piano B intanto che siete in tempo e avete finalmente uno stipendio.
2) mutande di ghisa. Sempre.


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Se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non essere sorpreso se produci disoccupazione.
(Milton Friedman)

martedì 14 febbraio 2012

Baita del running n. 4: Un piedipiatti sulle Pagnacco Hills

Chiariamo subito un dubbio, così non si offende nessuno: il piedipiatti è il sottoscritto. L'ilusione era di essere etereo come un etiope e invece un filmino amatoriale mi sbertuccia con due piedoni a papera e il passo di Giuliano Ferrara.
Penna Nera fuori alla partenza
Atmosfera alpina domenica a Pagnacco, borgo collinare di 5.000 abitanti a pochi km da Udine.) I 500 iscritti alla Marcia di San Valentino pesano come se alla Maratona di Berlino partecipassero in 350.000. L'associazione locale di alpini organizza la gara.
Alla partenza è subito chiaro che oggi è una cosa seria: al parcheggio entrano solo gli atleti, identificati da niente altro che una tuta e una faccia da freddo. D'altra parte la temperatura è -3° e tira aria profumata di neve.
Fogolàr dentro alla Baita 
Le iscrizioni vengono raccolte in un baita in pietra e travi a vista che fa passare la voglia di uscire a correre. Contribuisce
all'atmosfera conviviale uno spendido fogolàr acceso in mezzo alla sala. Quasi quasi una cioccolata calda, un bel coro di montagna e addìo gara. 
A proposito di gara, il percorso è un suggestivo nastro di strada su e giù tra i verdi secchi dell'erba invernale.
Dopo 5km il primo ristoro è sotto il chiosco della storica latteria friulana Cospalat, veri maghi regionali del Marketing di strada. Nemmeno in questa occasione si smentiscono. Accanto al the caldo sono impilati opuscoli di ricette che tentano anche il runner più ascetico. Lasagne gorgonzola, funghi e zafferano
polpette di polenta e formaggio e altri piatti dietetici analoghi. Faccio tesoro della preziosa pubblicazione, me la caccio nella tasca della giacca in wind stopper. Mi terrà compagnia al traguardo arrotolata come un giornale di altri tempi. Come succedeva prima dei tablet.
Il primo delizioso ristoro
Dal 5° all'11°km raggiungo e supero in salita un puntino giallo fosforescente. Ci parliamo quando scolliniamo vicini, si chiama Giampaolo e mi invita ad unirmi alla sua società, la gloriosa Olimpia Terenzano. Molto volentieri, stavo proprio cercando un gruppo podistico con cui correre. Giampaolo viaggia a 5'/km costante come un treno merci, ha 60 anni e lamenta di non avere più i tempi di recupero di un ventenne. Sopravviverai, caro Giampaolo.
Gatorade? Prrrr!
Dopo l'ultimo ristoro tra i boschi la corsa è tutta in salita per gli ultimi 3-4km, all'arrivo le facce sono un po' tirate, ma gli alpini hanno il rimedio universale, come si può vedere qui a destra.  Al diavolo le bevande isotoniche, e che Dio stramaledica gli astemi!


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E' meglio realizzare una buona idea che trovarne una migliore.
(Paul Valéry - scrittore)



domenica 12 febbraio 2012

Baita dell'auto n. 1: nuovi modelli e vecchi cervelli

Concessionaria deserta? Chiediti perchè
Oggi il lancio di una nuova automobile assomiglia ad un party di ottantenni che ascoltano Claudio Villa e si lamentano dei gusti musicali di oggi.
Nei saloni delle concessionarie si consumano eventi logori con le stesse patatine e le stesse facce da anni. Venditori rimpannucciati per l'occasione si chiedono: perchè non entra nessuno eccitato per la nostra nuova macchina?
In effetti qualche osservazione in proposito ci sarebbe.
LA SINDROME DEL "S'HA DDA FFA'": siamo ad un punto in cui il lancio di un nuovo prodotto è divenuto un elenco di caratteristiche tecniche con un prezzo e uno slogan. Non si evoca una crociata, non si grida a una chiamata alle armi, ma si pianificano azioni e numeri di vendita.
E questa come la chiamiamo?
Gli ultra-quarantenni si ricorderanno il famosissimo claim "Porte aperte alla Renault", così diffuso da essere esteso nella descrizione anche delle nostre amiche di facili costumi.
E oggi? Modelli lanciati in continuazione e definiti con perifrasi incomprensibili (crossover, citycar, SUV Light).
Si vorrebbe dal pubblico un'ovazione, ma è più facile che si ottenga una mesta richiesta di finanziamento a tasso agevolato.
Cosa ne pensate di cambiare strategia? Magari abbinare un'utilitaria ad un'insegna di Centri Commerciali oppure legare una Monovolume ad un cartone animato che evochi la famiglia?
LA SINDROME DELL'OMBELICO: il mondo dell'auto è terribilmente autoreferenziale e ama guardare solo il proprio ombelico. Proliferano versioni che differiscono di un nonnulla, aumentano i modelli, le riviste li citano come fosse ovvio conoscerli tutti. Risultato: il cliente ha una gran confusione e non distingue più nulla.
Un parente mi ha descritto la macchina che desiderava con gesti e grugniti da pitecantropo. Proprio non si ricordava il nome, era disperato e vi assicuro che non è uno sprovveduto.
Spiacente per chi fa marketing, ma ci sono troppi modelli di auto che si sovrappongono: lo sforzo di creare una nicchia di mercato per ognuno ha come risultato che il pubblico si perde completamente.
127 Rustica (altro che SUV)
Sogno di notte la chiarezza lampante di una 600 giardinetta, di una 2 Cavalli, di una 127 Rustica o di una Ritmo Palinuro.
Si torna al vintage con gli abiti, perchè non provare a farlo con i nomi delle auto e le strategie di lancio?
Senza un cambio di strategia temo che l'alternativa sia trasformare l'auto in un prodotto da grande distribuzione, con buona pace di patatine e San Bitter nei saloni.






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Il fascino dell'automobile è questo: si è eroici, ma da seduti.
(Anselmo Bucci - pittore anni '30)

venerdì 10 febbraio 2012

Quando di NIMBY si parlava all'osteria

C'è un libro cosiddetto minore degli anni '30 che descrive la società provinciale italiana con una leggerezza e modernità sorprendenti. Il titolo è "Tutta Frusaglia" del marchigiano Fabio Tombari: su un argomento oggi scottante come quello del NIMBY (Not In My BackYard, ovvero "costruite pure le opere necessarie, ma non vicino a me") scrisse un passo fantastico. E' da leggere con calma perchè in poche righe racchiude tanti bozzetti di italica piccinerìa.
Il soggetto è una ferrovia che deve passare in paese, una sorta di TAV ante litteram. 


Dove facciamo passare il treno?
Il progetto della ferrovia era stato approvato. Ecco: la ferrovia doveva venir su per la battuta della Piana, diritta come una spada, poi, dietro il pagliaio di Remo doveva voltare perchè lui il pagliaio non lo moveva, venisse giù il Padreterno; lassù agli olivi la ferrovia girava la Cura per venir giù a rotta di collo verso il ponte del mulino da dove, con un breve semicerchio, avrebbe preso la direzione del canale. 
Fino al mare sarebbero andati giù insieme, ferrovia e canale, poi dal mare il treno riattaccava di petto la salita del sindaco, dove avrebbe girato l'orto di casa, per andare da Ninetta che voleva il disco davanti alla capanna, per svagare i bambini.
La stazione intanto l'avrebbe aspettato laggiù, dietro il Castello, un po' appartata, perchè il capostazione non vuole contatti con le altre famiglie e tanto meno vuol sentire i pettegolezzi di tutte quelle donnicciole del porto. 
La ferrovia, presa la rincorsa, senza più freni, giù per le Croci, sarebbe passata fischiando davanti alla casa di quella canaglia del notaio, avrebbe assalito la cittadella, da dove finalmente libera e sola, avrebbe ripreso la strada dei campi verso la stazione madre che l'aspettava laggiù sotto la tettoia come c'è nelle grandi città.
"Bene" aveva gridato S., "stando a letto la vedrò passare tre volte".
I merletti della signora Amalia
La signora Amalia andò a chiedere al segretario, che è scapolo, se nel treno ci sarebbero stati i cuscini, chè in quanto ai merletti ci avrebbe pensato lei che era nubile; e il presidente del circolo "Figli di Achille" venne a dire in nome del padre Achille, che quando il treno passava davanti a casa, se si fermava, da bere a casa sua c'era per tutto il personale.
Letto, deliberato e sottofirmato.


alessandro.giuriani@gmail.com
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Se la legge è uguale per tutti, perchè lo scrivono?
(Fabio Tombari - Tutta Frusaglia)

mercoledì 8 febbraio 2012

Baita del Graffito n. 1: The iniquo e coloniale

Fermati e pensa
Questa scritta su un muro che invita a diffidare del the con una rima opposta a equo e solidale finisce inevitabilmente su Baite nell'Oceano.
Diciamocelo: il the assomiglia un po' a quelle ragazze noiose che all'oratorio sapevano sempre la risposta giusta. Gli associamo comunemente ogni qualità positiva: è una bevanda equilibrata, rilassante, aromatica, contemplativa. armoniosa.
Così facendo ci comportiamo proprio come faceva mammà con quella Ginetta bruttina che tanto le piaceva: ci dilunghiamo in elogi senza chiederci perchè. 
Dando per scontate le qualità positive del the non ci chiediamo realmente cosa accada per produrlo. Senza riflettere assumiamo che tutto avvenga in un processo leggiadro ed elegante.
ATTENZIONE: non si sostiene che si tratti necessariamente di produzioni nate dallo sfruttamento. Si critica l'assunto che a priori siano armoniose ed equilibrate come la bevanda stessa.
Il geniale autore della scritta ha evidenziato una consueta deriva del nostro ragionamento: noi tendiamo a proiettare sul mondo le nostre sensazioni senza prima esserci documentati. In altre parole siamo egocentrici e portatori di pregiudizi. A volte anche positivi come nel caso del the, ma pur sempre pregiudizi.
Grazie quindi anonimo autore da toilette. In tre piastrelle non sapremo mai se il the è davvero iniquo e coloniale. Di sicuro però bisognerà informarsi e questo è già un grande progresso.


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Entropy isn't what it used to be. (L'entropia non è più quella di una volta).
(Graffito londinese)







domenica 5 febbraio 2012

Baita del running n. 3: fischia il vento eppur bisogna andar

La mattinata è di quelle che invitano alla meditazione sotto il piumone: -6° e vento a 80Km/h.  
In questi casi pensare è deleterio, molto meglio vestirsi caldi a strati e via.
La gara è ad Adorgnano (UD) e ha il nome rassicurante di "Camminando in compagnia". Una cosa si impara frequentando le gare domenicali: il nome serve a nascondere. Quanto più è rassicurante, tanto più devi temere. 
Le sirene dei gaudenti
Le distanze da scegliere sono tre: 8km, 14Km e 19Km. Si opta per il lungo, sperando che la bora non soffi troppo in senso contrario. Ci affidiamo a Santa Apollonia, santa della festa a cui la corsa è dedicata. Martire egiziana patrona degli odontotecnici, saprà sicuramente calmare le bufere e rialzare di 10° le temperature. 
Dopo esserci iscritti in un tendone caldo, (costo 2,50€), Santa Apollonia ci tenta con lussi da pigra domenica.
Proprio in corrispondenza della partenza gli atleti sono allettati dalle sirene dello svago. Frecce seducenti ricordano che è possibile ballare, bere, mangiare e persino misurarsi in briscole accanite. 
Ma non è finita! La gara nasconde un incredibile giallo. Un altro cartello poco lontano avverte in nero che è accaduto un episodio di cronaca nera. Niente di meno di un atto vandalico sulla corsa. 
Un evento inquietante, che sembra ripetersi già da due anni: una fonte anonima, ma attendibile confida che sono stati divelti alcuni cartelli direzionali sul percorso di gara.
Le supposizioni si accavallano: personalmente propenderei per il campanilismo invidioso del paese vicino che vuole sabotare la competizione. Al contrario, il responsabile sembra essere il padrone di un campo che rifiuta l'idea che un gruppo di podisti possa calpestare i suoi possedimenti. Tant'è, si gareggia con un km di meno.
La maggior parte del percorso è su uno sterrato collinare dai panorami suggestivi. Le alpi sono a nord, mentre a est splende il sole e si attraversano boschi e ruscelli ghiacciati.
Qualche passaggio è sulla strada, ma un assennato cartello anche in questo caso ci dà la dritta giusta:
Con un brivido da stuntman occhieggio pronto a balzare di lato per evitare di essere investito, ma gli automobilisti si rivelano più civili di quanto temano gli organizzatori.
Una parola particolare merita il ristoro dei 5km, un vero padiglione di festa. Palloncini colorati, signore sorridenti sotto strati di lana e persino - siamo o no in Friuli? - un bel fuoco acceso vicino. Mancava una polenta calda e la gara sarebbe finita lì, con il contorno di una gara di briscola on the road.
All'arrivo salutiamo il tendone caldo come profughi dell'Antartide e per festeggiare alla faccia di Monti stanzio 7€ per i biglietti di un pesca di beneficienza. Risultato? Ho vinto un pacchetto di wafer, ma mi sono sentito parte di quell'atmosfera ancora per dieci minuti.
Infine un ringraziamento di cuore a tutti i volontari che hanno presidiato il percorso. Noi correvamo a -6°, ma loro erano immobili agli incroci per aiutarci.
Graciis ragazzi.
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La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
(Albert Einstein)


venerdì 3 febbraio 2012

Corso Magenta 48, Milano


E' proprio vero che la gioia è la cessazione del dolore. Cito sempre il sommo Schopenauer.
Avete mai passeggiato per il centro di Milano provando gioia? No? Comprensibile! E' una fila interminabile di palazzi, mattoni e cemento.
Uno spiraglio nel cemento
Di conseguenza se viaggiate ad occhi bassi per Corso Magenta a Milano siete perdonati. A condizione che alziate lo sguardo all'altezza del numero 48. Si apre una vetrina singola incorniciata da un arco in pietra e raggi di ferro battuto. Un'insegna verde su sfondo bianco apre il cuore: LIBRERIA DELLA NATURA.
E' strano trovarla proprio in centro a Milano, inaspettata come un paio di baffi sul faccino di Carla Bruni, 
Che si fa? Entriamo! Il primo impatto è duro, la signora al banco osserva con cipiglio rapace e sembra comunicare che la natura è per i lepidotteri, ma non per i passanti curiosi del centro.
Tento quindi un sorriso da lepidottero, ma niente da fare: il rapace mi inquadra come curioso che non compra. Peccato, perché a volte uno guarda e si fa un'idea del negozio magari per acquisti futuri. Dopotutto ho una mamma biologa: a lei i lepidotteri fanno l'effetto di una borsetta di Gucci.
Proseguendo tra gli scaffali, l'atmosfera cambia totalmente, le varie sezioni creano un effetto di vite brulicanti intorno a noi. Le sequenze sono impressionanti: conchiglie, funghi, erbe aromatiche. Fianco a fianco si trovano l'orticoltura e la flora spontanea, due facce della stessa medaglia.
Entomologia Rasta
Tartaruga pensionata
A volte gli argomenti sono vicini per caso, come accade in autobus quando un rasta si siede accanto a un pensionato. Così troviamo lo scaffale di entomologia (il rasta) accostato a quello sulle tartarughe (il pensionato).
Negli angoli più bui si possono trovare anche dei titoli freak: Uccelli degli emirati arabi (ma non era tutto deserto? Li hanno costruiti insieme ai centri commerciali?); Primati dell'Africa Occidentale e Farfalle delle regioni paleoartiche (libro immancabile, non potrei mai vivere senza).
Non amate la lettura? Beh, almeno il calendario in cucina dovrete appenderlo, e la Libreria della Natura ve ne propone uno dedicato ai giardini inglesi - chi se ne frega - o, gaudio nel cuore, ai maiali che hanno vinto gare di bellezza!
Consiglio a tutti: fateci un giro.
Suggerimento alla signora al banco: i suoi non sono prodotti propriamente di impulso, provi a sorriderci anche se non siamo lepidotteri.

alessandro.giuriani@gmail.com
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Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza di essere ancora felice.
(J. Renard)