mercoledì 21 novembre 2012

Piste ciclabili militanti

Chi fa da sè per fa per tre: fa rima anche in francese e il gruppo militante di Tolone "La Masse critique" ne ha fatto il suo credo.


La pista fai da te

Scrive il blog di Le Mond di come - con qualche notte di lavoro e tanta ironia - siano riusciti a inserire nientemeno che una serie di piste ciclabili nella loro città.

Il metodo è semplice: si sceglie una strada e ci munisce di vernice bianca, pennello e corda tesa per disegnare una linea diritta.Un'ora di lavoro di notte, in sicurezza con gilet catarifrangenti, et voilà! L'indomani la pista ciclabile è pronta, con tanto di segnaletica a terra.
Ma non finisce qui! Dimostrando un senso della comunicazione molto più spiccato di certi sindaci nostrani, La Masse Critique organizza anche l'inaugurazione delle piste preparate così alla chetichella.

C'è persino la targa!
Una targa a testimonianza dell'evento e addirittura inviti alle isitituzioni locali per presenziare al taglio del nastro: chi oserebbe dire di no?

I risultati concreti ottenuti hanno dell'incredibile. Le piste ciclabili da ufficiose sono diventate ufficiali, i segnali farlocchi sono stati sostituiti da quelli regolamentari e la municipalità di Tolone ha formalmente riconosciuto queste piste nella propria viabilità.

A quando una Massa Critica anche da noi?

alessandro.giuriani@gmail.com

La vita e la bici hanno lo stesso prinicipio: devi continuare a muoverti per stare in equilibrio.
(Albert Einstein e - in tempi recenti - DJ Ax)

lunedì 22 ottobre 2012

Diogene vs. Sky

Chi se lo ricorda? Ad Atene esisteva un filosofo che viveva in una botte e che rifiutava ogni bene materiale, in quanto superfluo e fonte di ogni infelicità.
Si chiamava Diogene e viveva in una botte. Un giorno che vide un ragazzo prendere il cibo con l'incavo del pane, si liberò anche della sua scodella di legno affermando di avere ricevuto una lezione.

Appartiene a lui una delle risposte più riuscite della storia. Vera o non vera che sia, merita di essere raccontata.
Il grande condottiero Alessandro Magno volle conoscere questo personaggio e, quando gli si avvicinò, lo vide sdraiato al sole. Il filosofo si alzò un poco da terra incuriosito dal rumore. L'imperatore allora lo salutò affettuosamente e gli domandò se ci fosse qualcosa in suo potere che lui desiderasse.
"Sì" rispose Diogene "scòstati un poco dal sole".

A Diogene nemmeno il marketing di Sky riuscirebbe a vendere nulla.
A noi sì però.
In un veloce confronto tra colleghi oggi è emerso che in due ricevono il segnale della tv di Murdoch tramite Internet, mentre gli altri per mezzo della parabola.
Tutti sono stati contattati per aggiungere un decoder più potente che si va a sommare al televisore, al router wireless e a due telecomandi. Più due cavi che vanno a ingrossare il groviglio di serpi che brulica dietro agli apparecchi.
Alcuni hanno ricevuto anche l'offerta di un'ulteriore opzione che permette a due TV nello stesso appartamento di collegarsi a due differenti canali Sky. Così il marito guarda la partita e la moglie il film romantico.
Per attivare il tutto si è dovuti ricorrere al lavoro di operai  in casa che hanno bucato muri e deturpato esterni con centraline di ricezione.

Diogene dal suo barile avrebbe tuonato di liberarci di tutto ciò: si tratta del superfluo che ci rende schiavi e infelici.

E se oggi incontrassimo Alessandro Magno?
Sapremmo chiedergli "Scòstati dal sole" oppure lo guarderemmo infastiditi e gli intimeremmo "Scòstati dall'antenna parabolica che pago 50€ di canone Sky?".
Purtroppo temo una realtà ancora diversa.
Che ci inchineremmo servili pronunciando l'italianissimo "Baciamo le mani".

alessandro.giuriani@gmail.com

Economia: fare a meno del necessario per risparmiare denaro e comprare il superfluo.
John Garland Pollard - Governatore della Virginia negli anni '30



 


domenica 27 maggio 2012

Baita Fai da Te n. 8: quando la nonna si dopava

Come sta andando il soggiorno nella baita sostenibile per il professor Latucci?
Chi se lo ricorda? Quasi omonimo del parigino Latouche, teorico della decrescita serena, ha deciso di mettere in pratica le sue teorie e di vivere secondo i princìpi di rivalutare, ridurre e riutilizzare.
Il suo manuale è il Ricettario Domestico del Ghersi, un incredibile prontuario di un secolo fa che fornisce infinite semplici soluzioni a portata di mano.
Per chi non si ricordasse, il 10 aprile ci aveva ricordato come si possa conservare il burro senza utilizzare il frigorifero.
Oggi il professor Latucci si sente un po' giù di corda. Ha lavorato nel campo tutto il giorno, deve ancora mungere la vacca e due maialini sono scappati dal recinto. Incredibile, anche nella sua baita in collina si sente sotto pressione.
A pag. 647 del ricettario anni '20 trova una soluzione impensata. Illegale? Forse, ma quelli erano i primi anni del 900 e tanti tabù non erano ancora nati.
Questa sì che è una ricetta, chissà se la nonna si ricorda come prepararla...
alessandro.giuriani@gmail.com
Il mondo non è abbastanza cattivo per te? Visita il perfido blog Elemento di disturbo
L'oppio è la religione dei popoli
(Ennio Flaiano)

domenica 13 maggio 2012

Il tostatore di Forlì

Sinceramente: su quali basi si sceglie il bar dove andare a prendere un caffè?
Proviamo a indovinare:
1) un locale vicino;
2) un barista sorridente o una barista ammiccante;
3) un bisogno impellente di caffeina e quindi non importa dove, basta sia caffè;
4) un espresso gustoso.
5) essere a Forlì. Vale la pena prendere la macchina per raggiungere un bar mimetizzato tra i capannoni della zona industriale, esattamente in Via Balzella 28. Si chiama Rubens Gardelli e a modo suo è un mito.
Non preoccupatevi se vedete tanta gente, sono tutti lì per lo stesso motivo, un amore infinito per il caffè e le sue varietà di aromi.
L'idea alla base è ottima: fare di una caffetteria ciò che un enoteca è per i vini. Dare la possibilità di degustare caffè di diverse origini al posto del solo identico espresso.
Su una lavagnetta all'ingresso sono scritti i luoghi di provenienza dei caffè che è possibile scegliere, con la descrizione degli aromi che li contraddistinguono.
India, Honduras, Sumatra, Etiopia e Brasile: ogni miscela ha le sue tonalità e viene servita come espresso in tazzina al momento. Bevuto uno, dopo un bicchiere d'acqua per resettare il palato, difficile esimersi da degustarne almeno un altro per sentire le differenze di sapore e profumo.
I prezzi sono onesti: 1,20€ per le miscele estere e 0,80€ per quella della casa. Ma siccome siamo in Romagna e qui il marketing si beve con il biberon, il caffè da 0,80€ si chiama "Miscela del fondatore", tutta un'altra cosa.


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La caffeina di fa diventare aggressivo? Visita il blog ELEMENTO DI DISTURBO

Quando morirò tu portami il caffè e vedrai che resuscito come Lazzaro.
(Eduardo De Filippo)

sabato 5 maggio 2012

Quando commerci che detective sei?

Ha notato qualcosa?
A volte i romanzi gialli fanno arrabbiare. Il momento irritante è quando il detective intelligentone interroga i testimoni sulla scena del fattaccio.
Esattamente quando l'investigatore chiede: "Ha notato qualcosa di insolito?". Ma benedetto detective, sei da vent'anni in polizia, ne hai viste di cotte e di crude, e vai a chiedere alla massaia se si è accorta di qualcosa di strano? Probabilmente avrà notato che al supermercato il banco dei freschi non ha più le arance, o che suo marito ha il colletto della camicia sudicio! Se la malcapitata casalinga si fosse davvero accorta di un elemento sospetto, avrebbe chiamato la polizia prima che il delitto avvenisse.
Diavolo, magari è una di quelle che chiama i vigili persino quando il vicino innaffia troppo le piante.
L'agonizzante mondo delle reti commerciali è pieno di detective cervelloni. Conoscono tutte le domande idiote e ad ogni crisi sciorinano il repertorio.
Sentite questa vicenda. La nostra azienda di materassi e la sua rete di affiliati si trovano a fronteggiare la più grave crisi della loro storia: a causa di ridotte disponibilità economiche, il tempo medio per la sostituzione di un materasso è salito da 10 a 20 anni. Il giro d'affari crolla, i magazzini sono pieni di invenduto.
Perché non si vende?
Ecco entrare in azione i detective cervelloni dalle domande inutili. I responsabili commerciali dell'azienda aumentano i premi obiettivo, alzano la pressione sulle vendite e chiedono ai loro affiliati: "perchè non vendete?". Dannazione, se lo sapessero ci penserebbero loro a piazzare i materassi come hanno sempre fatto!
Idem gli affiliati. Si recano dai responsabili della casa madre e chiedono: "perchè non fate nulla per aiutarci a vendere questi prodotti?". Orpo, se costoro avessero idea di come agire, si sarebbero già mossi.
Ecco il nocciolo del problema e la partenza per la soluzione. Le idee. Occorrono al detective del giallo e occorrno a chi commercia.
Si potrebbe per esempio creare un'alleanza con i produttori di letti per vendere il materasso in promozione con l'arredo. Oppure investire in ricerca e sviluppo per inventare il materasso rinfrescante per l'estate. O ancora promuovere una rottamazionespingere un'iniziativa sul web per sensibilizzare le persone sul benessere di un materasso nuovo, illustrando in quali modi si ricicla il vecchio.
In tutti i casi la risposta arriva dall'analisi e dalla creatività, mai dalle domande scontate.
Analizza, pensa, crea
Sherlock Holmes non poneva mai domande banali dalla risposta immediata. Raccoglieva i fatti, li elaborava con calma (è vero, aiutandosi anche con sostanze stupefacenti) e poi deduceva.
Elementare Watson, ma non tanto...


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Il talento vero è possedere le risposte quando ancora non esistono le domande.
(Alessando Baricco)

domenica 29 aprile 2012

Baita Fai da Te n. 7: il fuoco!

Tre mesi! Sono trascorsi esattamente tre mesi dall'ultimo suggerimento per il fai da te di Sem Paton.
Pensate, in questi 90 giorni il mondo è cambiato: Monti ha brevettato 10 nuove tasse, Bossi ha cercato di sembrare onesto, Sarkozy ha perso le elezioni e tutti siamo seriamente preoccupati che sua moglie torni a cantare.
Torneremo australopitechi?
Tutto ciò non fa che rafforzare il pessimismo cosmico di Sem Paton: per lui questi sono segni della fine del mondo incombente. Voce che grida nel deserto, ha deciso di confidare a Baite nell'Oceano come sopravviverà all'Armageddon: si creerà il fuoco da solo! 
E' lui l'australopiteco del 2012, seguiamolo mentre ci conduce passo passo.


L'ESCA

L'esca è di primaria importanza per l'avviamento del fuoco e per fare presa deve essere asciutta, soffice e morbida e possibilmente secca.

No! Non questa esca!

Per l'esca si possono usare: muschi, licheni, schegge di corteccia, foglie secche, peluria di fiori tipo cardi, erba secca, graminacee, pannocchie selvatiche, sterco secco di erbivori, midollo di piante come sambuco.
Resina di pigne e di tronchi di pino sono degli ottimi combustibili, così come l'olio resinoso della betulla.
Una volta accesso un fuoco si possono preparare delle esche per le future accensioni, bruciando parti di piante midollose o fibrose, legno secco e sterco. Si lasciano carbonizzare sul fuoco e poi si conservano in un luogo asciutto.
 In genere quando si parla di esca si pensa al classico pezzo di carta, o al ciuffo di erba secca. Queste sono esche che vanno più che bene in condizioni standard, e quindi con poco vento, legna ben secca, poca umidità. Sono anche esche che si possono trovare in zona, esche naturali. Nei boschi ci sono un sacco di cose buone allo scopo, basta solo guardarsi attorno.
Anche in condizioni non proprio ottimali è quasi sempre possibile trovare un'esca adatta. Ricordiamoci che per esempio il legno secco ma ancora sull'albero, e quindi che non ha assorbito l'umidità del suolo, anche se fuori è bagnato di pioggia dentro sarà comunque asciutto. Possiamo togliere la corteccia e con il coltello raschiarlo per ottenere una serie di trucioli, o riccioli di legno asciutti, ottimi come esca. La corteccia della betulla, albero che si trova spesso nei nostri boschi, è piena di olii, le pellicine che si formano sulla superficie, staccate e sminuzzate, si accendono alla minima scintilla e bruciano anche con il vento, a lungo. La resina dei pini, raschiata via e messa su un pezzo di corteccia, è un'ottima esca che brucia a lungo. Sotto i sassi grossi spesso si trova materiale asciutto. 
AVETE UNA LENTE?
Se il sole è caldo si può sfruttare la potenza dei suoi raggi utilizzando una lente.
Si può utilizzare una lente di ingrandimento di diametro di circa 3cm., una lente degli occhiali da vista, la lente di un quadrante dell'orologio, l'obiettivo di una macchina fotografica, il fondo di una bottiglia o qualsiasi altro oggetto di vetro che possa concentrare i raggi solari. Accendere il fuoco con questo metodo richiede pazienza e mano ferma, il tempo che ci vuole per accenderlo dipende: dalla zona in cui ci si trova (in una zona equatoriale si farà molto in fretta), dalla potenza dei raggi e anche dal tempo atmosferico.
L'ARCHETTO
Il principio dell'archetto si base sulla frizione, cioè sullo sfregamento tra due parti tra cui è presente attrito.

E' un metodo di accensione antichissimo e richiede pazienza, tempo e fatica.
Prendere un ramo verde (flessibile ma resistente) lungo almeno 50 cm e legate alle due estremità una corda, un laccio o una cinghia non tanto tesa, in modo da creare un arco.
Avvolgete la corda intorno ad un bastone di circa 30 cm con un diametro di 2cm (non resinoso) il più secco e duro possibile. Il bastone fungerà da trapano, create quindi una punta a una delle estremità.
Per non ferirvi la mano e per fare pressione sul bastone coprite la punta superiore con un legno duro o una pietra convessa o una conchiglia o un guscio.
Ora, preparare una tavoletta di legno secco spessa almeno 1 cm, che fungerà da base.
Non utilizzate mai legno resinoso come il pino ma orientatevi a legna come il salice, il pioppo...
Sul lato più largo della tavoletta scavate nella parte superiore un buco poco profondo (ad almeno 1 cm dal bordo), mentre nella parte inferiore corrispondente al buco fate una scanalatura a forma di V rovesciata, che servirà a raccogliere la polvere prodotta dallo sfregamento dell'archetto con la tavola.
Proprio in questa polvere nerastra prodotta, si formerà la scintilla.
INFORMAZIONI UTILI:
Tanti fuochi piccoli emanano più calore di uno solo grande. Un fuoco grande è anche più difficile da alimentare e da controllare.
Le pietre troppo morbide, bagnate, porose o che contengono umidità se messe sul fuoco possono esplodere causando ferite anche mortali.
Per accendere un fuoco scegliere un posto riparato dal vento per non disperdere il calore e per farlo durare di più, ad esempio a ridosso di una parete.
Si ricorda che le braci riscaldano di più della fiamma e sono ottime per arrostire, mentre la fiamma viva è più utile per bollire e cuocere.
LA LEGNA UMIDA produce fumo e può essere utilizzata per tenere lontani fastidiosi insetti.
LA LEGNA VERDE brucia lentamente.
LA LEGNA SECCA prende fuoco più facilmente e produce una fiamma nitida e forte.
IL LEGNO TENERO fa più luce del LEGNO DURO.
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S'i fossi foco arderei 'l mondo (Cecco Angiolieri)

domenica 22 aprile 2012

Libertà e materassi: il dilemma delle reti commerciali

La libertà è dura gestirsela. E per di più quando ce l'hai, non sai cosa fartene. E' la tesi - paradossale di questi tempi - di un affascinante romanzo di Jonathan Franzen intitolato appunto Libertà.
I suoi personaggi - padre, madre e figlio e amico musicista - riescono ad ottenere uno spazio pressoché illimitato da legami familiari, vincoli economici e persino convenzioni sociali.
Dopo averci sguazzato, ognuno di loro ritorna spontaneamente agli stessi comportamenti di prima, pur non essendoci per nulla costretto.
Un po' come se essere liberi sia semplicemente un'altra strada per approdare alla medesima realtà dalla quale ci sentiamo soffocati.
Esiste un'applicazione reale di tutto questo nel commercio.


Un'azienda impone alla sua rete di affiliati un prezzo fisso a cui vendere sul mercato un determinato bene. Per comodità diciamo un materasso.
I commercianti affiliati si lagnano che, se lasciati liberi di decidere il prezzo, saprebbero mettere sul mercato le stesse quantità di quel materasso ricavando un maggior guadagno.
A quanto li vendi?
La motivazione è la seguente: ogni singola trattativa risulterebbe più redditizia se ci fosse libertà di contrattazione sull'importo del materasso da vendere al cliente.
Un giorno l'amministratore delegato dell'azienda cede alla sua rete di affiliati uno stock di materassi e li lascia completamente liberi di venderli al prezzo che vogliono.
Ciò che accade in seguito ha dell'incredibile: la rete di affiliati mette sul mercato questi materassi praticamente al medesimo prezzo di prima!
Cosa è successo? Una cosa semplicissima. Ogni commerciante ha paura di essere più caro del vicino, si informa sui prezzi che questi pratica e vi si adegua. Alla fine ne risulta un valore uniforme per ognuno dei materassi dello stock.
Liberi liberi siamo noi, sì ma liberi da che cosa? Cantava Vasco.
In economia questa canzone si chiama concorrenza perfetta


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La concorrenza è la vita del commercio e la morte del commerciante.
(Elbert Hubbard - scrittore)















venerdì 13 aprile 2012

Baita del running n. 9: I ruttini di Pasquetta e il sindaco anoressico


Mia colpa, mia gravissima colpa.
E’ il mantra recitato dai 1.100 runners della 14° edizione della Cormorana, gara tradizionale con partenza e arrivo al Parco del Cormor di Udine.
I pranzi consumati per la Pasqua del giorno prima fanno sentire ancora le loro conseguenze: gli sguardi colpevoli degli atleti e i ruttini appena nascosti la dicono lunga sull’atmosfera che pervade la zona di partenza. Bisogno di espiare.
I percorsi sono tre: 7km, 12Km e 21Km: si decide per quello intermedio per non affaticare troppo le gambe in vista della maratona di Rotterdam domenica prossima.
Le sorprese iniziano dopo il giro del parco da 1,6km: si inizia a costeggiare il torrente Cormor e per un paio di km si procede in fila indiana su un sentiero strettissimo. 
Due marciatori-passeggiatori fanno da tappo là davanti, ma chi se ne importa: camminare veloce non è poi così male se hai da digerire (in ordine cronologico inverso) un paio di colombe, un vitello tonnato, uova al prezzemolo lasagne e risotto. Anzi, è dura ripartire!
Espiate peccatori!
I diabolici organizzatori sanno che oggi siamo deboli e indifesi, così organizzano al 5°Km la penitenza del runner peccatore: discesa con guado nel torrente seguita da una terribile scalinata che porta fino alla collina di Castellerio.
In cima il ristoro, finalmente. Stravolti dalla fatica si scambia una Coca Cola per un the caldo: ultimi ruttini, però finalmente anche gli spiedini agli spinaci se sono andati.
Da lì in poi si scende e la gara procede paciosa quasi tutta su asfalto fino al traguardo.
Tutto finito? Assolutamente no, all’arrivo c’è il sindaco di Udine
Dove è finito il glorioso doppio mento?
La solita bieca manovra elettorale? Il primo cittadino si mostra al parco nel giorno di Pasquetta e magari affetta anche un po’ di mortadella? Salumi e vino per tutti in cambio di un voto?
Eh no. Il poveretto pare dimagrito quasi deperito. La mandibola fuori asse, la barbetta ispida, assomiglia a un satiro. La tuta bianca dell’Università di Udine della quale era rettore gli cade come un lenzuolo di fantasma. Dove è finita quella bella pancia a barilotto che tanta allegria infondeva agli udinesi? Fonti bene informate riferiscono di averlo visto correre di buon passo nella gara da 7Km.
Ci mancava solo il sindaco runner, ora dobbiamo davvero espiare.

alessandro.giuriani@gmail.com
Fu una notazione matematica così ingombrante (i numeri romani) a non fare dei romani degli eccellenti matematici. Si potrebbe controbattere che furono comnque degli ottimi ingegneri. "Per l'appunto!", risponderebbero molti matematici.
(Furio Honsell - sindaco di Udine. Tratto dal suo libro "L'algoritmo del parcheggio")

martedì 10 aprile 2012

Baita Fai da Te n. 6: conserva il burro senza frigo!

99 anni fa l'Ingegner Ghersi uscì con la quinta edizione del suo Ricettario domestico edito da Hoepli, un incredibile prontuario su tutto ciò che poteva essere utile nella conduzione di una casa.
99 anni dopo, nel 2012, il professor Latucci decide di mettere in pratica le teorie del suo quasi omonimo professor Latouche di Parigi sulla decrescita serena. 
Latucci si ritira in una baita in collina e stabilisce di vivere seguendo i principi di rivalutare, ridurre e riutilizzare. Il Ricettario domestico vecchio di un secolo sarà il suo manuale per risolvere le problematiche che ogni giorno gli si presentano.
Ieri il malgaro che pascola le mucche gli ha portato per Pasqua un chilo di burro candido e fresco. Come fare per conservarlo? Latucci non intende usare diavolerie moderne come frigorifero o congelatore, ma nemmeno lasciare che il burro fragrante divenga rancido.
99 anni fa il Ghersi raccomandava di fare così:


Si dispone il burro preparato di recente e ben asciugato in vasi di maiolica, comprimendolo a  mano in modo che non restino spazi vuoti. 
Si mettono questi vasi a bagnomaria, facendo attenzione che l'acqua non penetri, e si fa fondere il burro. 

Si leva la pentola dal fuoco e quando l'acqua è fredda si ritirano i vasi. Così preparato il burro può conservarsi sei mesi freschissimo, poiché l'inacidamento è prodotto dal siero, che con detta operazione si raccoglie in fondo ai vasi anziché rimanere diffuso nella massa del burro. Naturalmente il burro deve essere tolto dai vasi, separato dal siero, asciugato e riposto in luogo fresco.

alessandro.giuriani@gmail.com
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La teoria è quando si sa tutto e non funziona niente;
la pratica è quando tutto funziona e nessuno sa perché.
Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni e nessuno sa perché!
(Albert Einstein)




sabato 7 aprile 2012

Lo stivaletto dove lo metto

Ma chi progetta le scarpiere? Un tecnocrate sovietico? Un architetto di pollai? Un designer di caselli autostradali?
Ma chi le pensa?
Senza eccezioni, indistintamente, tutti gli armadietti per calzature sono costituiti da cassetti identici che si aprono a compasso verso l'alto.
In una classifica di prodotti concepiti senza pensare all'utilizzatore finale, la scarpiera si posiziona dietro soltanto agli esperimenti in cucina di mia mamma.
Benedetti designer, ma basterebbe osservare un qualunque negozio di scarpe femminili! C'è una biodiversità di generi da fare invidia ai rettili delle Galapagos.
Tacchi bassi, a spillo, zeppe, sandali, infradito, perfino stivali! E la scarpiera? Tristemente standard. Quattro modesti cassetti tutti uguali che dovrebbero ospitare questo rigoglio di calzature.
Senza riuscirci. I sandali scivolano via sul retro dell'armadietto. Gli stivali si devono piegare come salici piangenti per stare nello spazio angusto.
Non credo occorra una laurea in ingegneria edile per progettare finalmente una scarpiera funzionale. E' sufficiente che abbia due caratteristiche:
1) scomparti più alti a misura di stivali da donna;
2) scomparti bassi, larghi e chiusi sul fondo per riporre sandali estivi e pantofole.
Se poi vi sentite su di giri, potreste anche realizzare scomparti scorrevoli per adattarsi alle tipologie di calzature diverse.
Forza ingegneri, progettate e ricordate l'aforisma dello storico Newbury: Sex and the City è così popolare perchè in realtà è Shoes in the City.


alessandro.giuriani@gmail.com



sabato 31 marzo 2012

Prodotto e sentimento

A tutti noi che ci riempiamo la bocca di parole come cliente soddisfatto o esperienza indimenticabile.
A tutti noi che vendiamo e poi tanti saluti, si rivolga al nostro servizio clienti.
A tutti noi che consegnamo i nostri prodotti chiamandoli pezzi, ma per chi li utilizza sono un pezzo della loro vita.
Ancora dal meraviglioso libro di Guenassia "Il Club degli Incorreggibili Ottimisti", regaliamoci questa pagina ambientata nel 1960 che narra la consegna di un sogno.


Prima di Natale mio padre si era fatto il più bello dei regali. Una DS 19 Prestige
Lucente come uno specchio, vivida
Aveva fatto di tutto per accelerare la consegna ed era riuscito ad averla con tre mesi di anticipo. Siamo andati a prendere la macchina al concessionario del boulevard Arago. A giudicare dal cerimoniale che ha accompagnato la consegna delle chiavi, viene da domandarsi se la parola "macchina" sia appropriata. Dei sacerdoti intenti a celebrare i sacramenti non avrebbero mostrato più ostentazione.
Ce n'era una soltanto.
Di un nero smagliante, lucente come uno specchio, felina, vivida. Le abbiamo girato intorno per convincerci che fosse proprio nostra, senza osare toccarla. Il capofficina ha spiegato a mio padre come usarla. Papà se l'è fatto ripetere più volte e ripassava mentalmente per memorizzare. C'erano pulsanti dappertutto, una radio stereo e cuscini morbidi come poltrone. 
Pulsanti dappertutto, cuscini morbidi come poltrone
Gli inizi sono stati un po' difficoltosi. Mio padre aveva problemi con la leva del cambio sul cruscotto, dietro il volante. L'auto procedeva a scatti come un cavallo che si impenna e rifiuta di farsi montare. Si bloccava e lui era sempre più nervoso. E poi ha scoperto il trucco e la DS è partita. Era lei a guidare, accelerare, frenare, superare. Bisognava semplicemente lasciarla fare.
La DS filava libera come un uccello nel cielo. Nessun'altra auto provava a resisterle. Se le mangiava come zanzare. Mio padre era l'uomo più felice del mondo. Ha cominciato a fare il verso a nonno Philippe parlando con l'accento ribaldo di Gabin, che imitava alla perfezione.


alessandro.giuriani@gmail.com


Tutto nella vita è altrove, e ci si arriva in auto
(Elwyn Brooks White - autore delle Avventure di Stuart Little)

mercoledì 28 marzo 2012

Baita delle Cose Belle n. 1: l'atelier di abat-jour

E' un peccato dare per scontati gli oggetti che utilizziamo ogni giorno. L'abitudine ad averli sotto gli occhi spesso lascia passare inosservate le loro qualità uniche.
Da quanto tempo non fate caso all'abat-jour che avete sul comodino?
Innanzitutto perchè si chiama così? Significa "abbatti-luce"in francese. Wow, che ossimoro da sogno. Un attrezzo che fa luce e contemporaneamente la attenua. Un vero nome da camera da letto, evocatore dei contrasti di luce e di corpi.
8m di tessuto, 20 giorni di lavoro
Viene acceso ogni sera, ma rimane un semplice soprammobile utile per leggere due pagine prima di addormentarsi con la bolla al naso. Proprio quel genere di considerazione che ha aperto la strada ai prodotti di qualità infima: non faccio caso a ciò che mi circonda, basta che costi poco. Cosa succede come conseguenza? I negozi si adeguano alla nostra domanda di basso livello e offrono i tanto vituperati prodotti cinesi. Ma siamo noi che sotto sotto li cerchiamo, il mercato lo facciamo noi.
A Udine in Via Stringher 27 c'è un atelier di abat-jour che rifiuta questa filosofia: crea con amore paralumi che abbiano un valore per la loro fattura. Oggetti da godere, non da usare senza amore.
Il fusto è di legno lavorato a mano.
Le stecche che sostengono la stoffa sono di ottone e mai di plastica.
La stoffa è il vero capolavoro: per una "cupola" di un diametro tutto sommato contenuto (circa 40cm) occorrono almeno 4 metri di tessuto e 4 giorni di lavorazione. Occorre piegare, plissettare e increspare.
Un fantastico esemplare in vetrina di 35cm di diametro lavorato a punto ape ha richiesto 8 metri (!) di tessuto e 20gg. di lavorazione.
Poichè si tratta di artigiani veri, sono in grado di eseguire lavori personalizzati su disegni o tessuti presentati dal cliente. 
Con buona pace dei grandi magazzini, i prezzi naturalmente sono un po' più alti ma valgono la pena: l'affusto lavorato mano costa circa 200€, mentre per la cupola si va dai 400€ di un esemplare normale ai 1.200€ di un modello "super" come  quello a punto ape.
Andate a visitarlo, ne vale veramente la pena. Il titolare, Michael Genovese, è un artigiano appassionato che sa ammaliare con i suoi segreti anche i clienti più tecnici.


alessandro.giuriani@gmail.com
Ti è piaciuto? Dillo a un amico!
La luna? Un abat-jour sul mondo
(Walter Di Gemma - attore cabarettista)





venerdì 23 marzo 2012

Baita del running n. 8: siamo rondini o pollastri?

Segui la rondine!
1526 runners a Cividale del Friuli per la Marcia delle Rondini non sono bruscolini. Questa volta le colline dell'Estremo Oriente d'Italia non hanno tradito la loro fama: cielo nuvoloso, pioggerellina leggera e rigoglio di natura verde.
Le aspiranti 1526 rondini si dividono in due percorsi: quello da 6km per i gaudenti che corrono nel centro storico del borgo e quello da 23km per i penitenti che si sciroppano 600m di dislivello fino al Santuario di Castelmonte e ritorno. Il percorso medio da 12Km è stato cancellato la sera prima e oramai le alternative sono due: godere o espiare.
Si sceglie l'espiazione, gambe in spalla e via dietro il logo della rondinella bianca che marca il percorso dei 23km. Al 6°km l'inizio della salita, la prima fame, il primo ristoro e la voce saggia del ristoratore: "non stare ad ingolfarti che la salita è lunga!". Orpo. In genere cercano sempre di minimizzare, vuoi vedere che stavolta è brutta davvero.
Ragazzi che mazzata. Se lungo i 5Km iniziali ci scrutavamo l'un l'altro magliette e accessori come adolescenti di sabato pomeriggio, oramai la salita livella tutto e tutti. Una colonna di pollastri che volevano essere rondini si trascina per il sentiero sterrato, denti stretti e cosce dure.
Le rondini si cibano di salame
Non finisce più, ma nel suo genere è bellissima. Si regredisce alla soddisfazione infantile di mettere un piede davanti all'altro. Su fino alla cima, avvolta dalla nebbia fredda come si conviene alla tradizione di Castelmonte.
E' il 12°km, un nonnulla in gare normali, eppure si nota la palpebra barzotta delle grandi fatiche. Gli psicologi del ristoro approntano un cartello invitante in arte naif che riattizza subitanea l'attenzione. Con un the caldo in mano ci si lamenta della salita, ma un runner in vena di ottimismo mi ammonisce prontamente "vedrai la discesa, è ancora peggio!".
Discesa in paradiso
E invece non è vero. Finalmente le gambe girano un po' più velocemente, i chilometri si susseguono più rapidi e la collina non sembra più un drago da domare. Le cosce dure ora bruciano per lo sforzo di controllare il corpo, ma è una corsa folle e allegra.
Fino al 19°Km, utimo ristoro presso la storica sede della Casa del Miele di Gigi Nardini. Il titolare è una celebrità delle Valli del Natisone, sosia sputato di Luciano Pavarotti e pare sia comparso una volta persino nel TG1 delle 20.
Sempre con il solito the caldo, nasce un dibattito acceso tra runner in debito di glucosio: è stata peggio la salita o la discesa? Un po' come chiedere se preferisci le bionde o le more. Si discute senza costrutto e poi ognuno riparte per gli ultimi 4km con la sua opinione di prima.
Sembra ormai fatta, ma i sadici organizzatori ripropongono un paio di salite  perchè siamo nati per soffrire. 
All'arrivo noi pollastri siamo ufficialmente rondini di primavera. Ora voglio un nido con un piatto di pasta.


alessandro.giuriani@gmail.com
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Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia.
(Marco Pantani)

lunedì 19 marzo 2012

Il talento e la persona

Chi ama la coerenza?
Un folgorante romanzo francese, Il club degli incorreggibili ottimisti, apre una porta pericolosa e domanda: si può amare l'opera di un artista senza amare l'uomo? Ovvero è più importante l'uomo oppure l'opera che costui produce?
Gli esempi sono tanti e diversi: esiste a volte una coerenza profonda tra autore ed opere, mentre in altre circostanze si nota un'incredibile stacco.
Kafka condusse un'esistenza discreta e anonima, in linea con i suoi personaggi di profilo basso e piccolo borghese. D'altra parte Jules Verne era un ardente antisemita, Caravaggio molto probabilmente un omicida e Grass un militante attivo del partito nazionalsocialista.
Zola si distinse per apertura mentale e onestà di intelletto con il suo famoso "J'Accuse" nel quale prendeva le difese dell'ufficiale ebreo Dreyfus, ingiustamente accusato di tradimento.
I suoi romanzi risuonano ancora di modernità e rivoluzione scientifica.
Personalmente me ne infischio della persona.
Leggo e amo un'opera a prescindere da chi l'ha creata: ciò non significa in alcun modo condividere le convinzioni di chi ha scritto, ma semplicemente riconoscere il suo talento.


alessandro.giuriani@gmail.com
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La coerenza è l'ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione.
(Oscar Wilde)

giovedì 15 marzo 2012

Baita del running n. 7: Il brodo primordiale

La partenza è tutto un programma
Quando si dice una gran gente e un gran sole. Sarà il territorio pianeggiante che invita ad una camminata? Sarà che a Gonars (UD) la macchina organizzativa era un vero orologio friulano? (a proposito, in lingua gli orologi locali si dicono "arlois", vengono fabbricati a Prato Carnico e sono fichissimi). Fatto sta che la Cjaminade tra Amis è stata un vero evento.
Sotto tanti aspetti.
1) I PERCORSI: sono quattro, per tutte le gambe e per tutti i polmoni. Vanno dai 6 ai 30km. Come sempre consiglio (e corro) il più lungo: nello sforzo di ingegnarsi a trovare un percorso di 30Km, gli organizzatori si sbizzarriscono e i runner si divertono. In ordine di divertimento ho trovato un rettilineo di quasi 4Km (dal 7° all'11°Km), mille stradine sinuose tra i pioppi, qualche chilometro sulla sabbia battuta vera e propria, un tratto da brivido a bordo autostrada protetto solo da una rete di metallo e qualche centinaio di metri naturisti su un terreno marrone, morbido e sospettosamente organico.
Terra Cielo Rettilineo
2) I CONCORRENTI: ognuno fa quello che gli pare (che meraviglia). C'è chi corre per 6Km,  chi cammina per 20Km. Persino mi è parso di scorgre un cinghiale in un pioppeto isolato, ma mi sono subito tranquillizzato. Era un atleta momentaneamente accovacciato tra i cespugli che aveva la medesima silhouette dell'animale selvatico. Non ho indagato oltre.
3) I RISTORI: non sta scritto da nessuna parte che un runner debba essere anoressico, ma nemmeno che lo si debba rimpinzare come un tacchino di Natale. Scherzo, adoro quando le signore a bordo strada mi coccolano con i loro manicaretti
Siamo runner o puerpere?
I ristori richiamavano un pranzo primaverile di prima comunione. Inizio tranquillo: ai 5 e 10Km consuete fette biscottate, the e integratori. Già ai 15km l'asticella si alza: un allegro gruppo di ragazzi disabili propone panini al salame in fila nel vassoio come soldatini. 
Il colpo di grazia


Ma al 25°Km è il trionfo della Dieta della Bassa: per tutti gli atleti brodo di gallina con formaggio grana, nemmeno avessimo partorito due gemelli ciascuno. Per coloro i quali volessero un ulteriore apporto proteico, ecco un musetto caldo caldo che aiuterà le stanche membra fino al traguardo. Signore siete fantastiche.



alessandro.giuriani@gmail.com




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Un idealista è uno che scoprendo che la rosa ha un profumo migliore di un cavolo, conclude che farà anche un brodo migliore
(Henry Louis Mencken - giornalista)