Dicembre
tempo di calendari. Diciamo la verità: di strada ne è stata fatta.
Sono finiti
i tempi delle cucine deturpate dagli orribili gadget sponsorizzati dalla farmacia all’angolo
o dalla cassa di risparmio del villaggio.
Tristi
sequenze uniformi di santi con l'insegna del fornitore che ci avrebbe accompagnato per 365 giorni.
Osservo che
stanno per terminare anche i tempi dei gloriosi calendari di donnine
scollacciate nelle officine.
Erano monumenti alla mascolinità del luogo, alla
virilità del rude meccanico che compiva gesti da uomo. E quei fazzoletti di
nudo femminile ammiccanti tra i bulloni sporchi di grasso erano l’equivalente
maschile del vaso di fiori appoggiato sopra il televisore. Un apostrofo di poesia tra lo sferragliare della tecnica.
Il sorriso crudele |
In mezzo al profumo di brodo di pollo, tra le credenze di una cucina anni '60 sopravvive ancora qualche ultimo calendario dei vecchi tempi: tra tutti spicca l'indisponente Frate Indovino dal sorriso malvagio che ci infligge proverbi idioti. Cito testualmente dall'edizione 2011 "I falsi amici sono come i fagioli: parlano di dietro". Ma per favore.
Tra le nuove tendenze bisogna ammettere che le idee abbondano e le immagini mensili si moltiplicano: colline toscane, cuccioli pelosi, quadri di Hokusai, teiere inglesi, vampiri adolescenti, ortaggi, puerpere, neonati e velieri.
Niente da dire, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Ma i giorni no. Quelli rimangono disegnati sempre tutti uguali.
In rarissimi casi il grafico si sente Kandinski e si abbandona alla trasgressione: segnalare le domeniche in rosso. Ma è proprio un caso isolato di afflato creativo.
E se provassimo a variare questi deprimenti giorni uniformi? Dai, grafici, all'attacco!
Fate piccolo piccolo il difficile lunedì, ingrandite il venerdì e colorate con tinte di stagione i week-end. Magari mi viene voglia di uscire per una gita.
Innevate il Natale, curvate a uovo lo spazio della Pasqua che non si capisce mai quando è. E poi un cestino da pic-nic a pasquetta, scritte sagomate con i fiori nel mese di maggio e con spighe di grano a giugno.
Potreste persino arricchire la confezione del calendario con adesivi componibili. Avremmo così la possibilità di personalizzare giorni importanti per noi: compleanni, anniversari, ricorrenze, visite mediche.
Sogno un giorno di conservare i miei calendari: che non siano più elenchi di giorni, ma ricordi con l'anima di 365 giorni vissuti.
E per favore spegnete quel vecchio trombone di Frate Indovino: nel 2010 è stato capace persino di scrivere "Fiammata nel cuore - cervello in vapore".
Nasconditi.
Non discutere mai con un'idiota: la gente potrebbe non notare la differenza
(Arthur Bloch)
alessandro.giuriani@gmail.com
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Niente da dire, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Ma i giorni no. Quelli rimangono disegnati sempre tutti uguali.
In rarissimi casi il grafico si sente Kandinski e si abbandona alla trasgressione: segnalare le domeniche in rosso. Ma è proprio un caso isolato di afflato creativo.
E se provassimo a variare questi deprimenti giorni uniformi? Dai, grafici, all'attacco!
Fate piccolo piccolo il difficile lunedì, ingrandite il venerdì e colorate con tinte di stagione i week-end. Magari mi viene voglia di uscire per una gita.
Innevate il Natale, curvate a uovo lo spazio della Pasqua che non si capisce mai quando è. E poi un cestino da pic-nic a pasquetta, scritte sagomate con i fiori nel mese di maggio e con spighe di grano a giugno.
Potreste persino arricchire la confezione del calendario con adesivi componibili. Avremmo così la possibilità di personalizzare giorni importanti per noi: compleanni, anniversari, ricorrenze, visite mediche.
Sogno un giorno di conservare i miei calendari: che non siano più elenchi di giorni, ma ricordi con l'anima di 365 giorni vissuti.
E per favore spegnete quel vecchio trombone di Frate Indovino: nel 2010 è stato capace persino di scrivere "Fiammata nel cuore - cervello in vapore".
Nasconditi.
Non discutere mai con un'idiota: la gente potrebbe non notare la differenza
(Arthur Bloch)
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