domenica 15 gennaio 2012

Economics Baita n. 1: di cosa è responsabile un'impresa?

Domanda secca. A vostro parere qual è la responsabilità di impresa?
In tanti (me compreso) la identificano con una responsabilità sociale, ovvero con una serie di doveri nei confronti di gruppi di persone.
Così formulata questa definizione di responsabilità è talmente ampia da comprendere praticamente di tutto. Da una associazione mafiosa ad una Onlus di chierichetti.
Dobbiamo restringere il campo.
Recentemente si è fatta strada la convinzione che la responsabilità sociale sia "l'impegno di un'azienda di comportarsi in modo etico, migliorando la qualità della vita dei lavoratori e delle comunità locali".
Ragazzi, che ridere. Mi sbellico, mi ribalto, mi sganascio! Neanche uno sketch di Zelig è così comico come questa opinione.
Prova ne è il fatto che ogni azienda intende questo comportamento "etico" a modo suo. In Europa lo si interpreta come "tenersi alla larga dai guai", in USA lo si interpreta come "slancio filantropico", in Cina non interessa niente a nessuno.
Risultato? In Europa abbiamo i fallimenti di Parmalat, Cirio e Grecia, tutti con succulento contorno di truffa ai risparmiatori e contabilità truccate. Negli Stati Uniti gli scandali Enron, i titoli immobiliari garantiti da mutui spazzatura e i palloni fatti cucire ai bambini asiatici.
Alla faccia della responsabilità sociale e della esilarante definizione di comportamento etico.


Ma saliamo di tre gradini, eleviamoci. Supponiamo che questi fallimenti decorati da truffe non ci siano mai stati. Supponiamo che tutte le aziende siano noiosamente buone e andiamo a vedere come agiscono per mostrarsi etiche.
Alessandro Manzoni, 200 anni fa, la chiamava carità pelosa.
C'è chi per ogni panino consumato dona del denaro a una fondazione caritatevole. C'è chi per ogni mobile acquistato pianta un albero. C'è chi per ogni deposito bancario aperto effettua una donazione ad una scuola africana.
In questi casi mi sorgono immancabilmente una serie di considerazioni litigiose:
Ma se io non deposito il mio denaro in quella banca, ci saranno bambini lasciati senza istruzione?
E' proprio mio dovere acquistare un mobile orrendo così chi lo costruisce pianterà un abete?
Non sarà che tu azienda mi vuoi far percepire che comprando da te ho la coscienza pulita?
Nel Medio Evo si chiamava vendita delle indulgenze, oggi si chiama ricatto morale.
In tutti i casi io, per non sbagliare, non compro.
Nostro Signore, che di opere caritatevoli se ne intendeva assai, disse "la tua mano destra non sappia cosa fa la sinistra", intendendo che la beneficenza non deve essere nè sbandierata nè elargita dietro pubblicità.
Rudolf Steiner, il fondatore dell'antroposofia fu un pensatore caro al mondo capitalista (diresse la scuola voluta da Emil Molt, direttore della fabbrica di sigarette Waldorf–Astoria di Stoccarda).
Eppure anche lui compose la novella del buon Gherardo, un mercante ricco e semplice che aiuta in modo naturale chi è in difficoltà, al contrario del suo vescovo che compie il bene per ricevere una meritata ricompensa.


Rimane a questo punto aperta una sola questione: cosa possiamo intendere come responsabilità sociale delle imprese?
Semplice. Incrementare i profitti. 
Ovvero fare quello che sanno fare bene, senza ipocrisie o mezze parole.
L'azienda che aumenta i suoi profitti compie un primo dovere sociale: è in grado di pagare gli stipendi ai propri lavoratori. I quali metteranno in circolo questo denaro acquistando beni o anche soltanto depositandolo in banca. In altre parole, nutriranno l'economia.
L'incremento dei profitti produrrà un incremento di riscossione fiscale (si spera) che andrà a vantaggio della società.
Inoltre più guadagno significa più produzione, più fornitori e quindi trainare altre aziende che potranno vedere i propri utili aumentare in un ciclo virtuoso.
Rimane fuori il problema dell'etica e dell'aiuto verso i meno fortunati. Per fortuna! Deve restare lontano!
Chi fa più profitti sicuramente si troverà in condizione di essere maggiormente di aiuto.
Volontariamente: chi ha più mezzi è invogliato a utilizzarne una parte per gli altri.
Involontariamente: espandendosi e facendo più utili, un'azienda paga più tasse, assume e contribuisce al benessere di altre persone. 
E tutto senza ricattare nessun consumatore.


alessandro.giuriani@gmail.com
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Io sono per la chirurgia etica: bisogna rifarsi il senno.
                     (Alessandro Bergonzoni - comico e genio)





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