venerdì 21 ottobre 2011

Surreametri

Lo confesso: detesto gli acronimi. Quelle sigle costruite con le iniziali di altre parole che indicano un concetto senza doverlo spiegare.
E' un uso mutuato dai miei amatissimi USA, che nelle loro linguaggio ad angoli retti rifiutano spirali, ellissi e cuspidi tanto care a noi latini.
La loro visione ingegneristica dei termini ci ha così regalato il termine WASP (White Anglo-Saxon Protestant) che in quattro lettere racconta la loro classe sociale più privilegiata e influente.
Il loro becco da condor ha scarnificato gli ampollosi commenti europei, regalandoci sublimi ASAP (As Soon As Possible), BBL (Be Back Later) o AFAIK (As Far As I Know).
Alcuni amanti dello splatter usano questi termini nelle loro e-mail in italiano, provocando spesso ilarità nei lettori.

L'economia, triste scienza per definizione, degli acronimi ha fatto un vessillo, un simbolo da portare nella crociata contro i freak che sperperano aggettivi qualificativi.
Sicuramente la sigla più famosa, che addirittura ho sentito pronunciare in pizzeria, è PIL (Prodotto Interno Lordo).
Ora è di moda, è il faro di ogni conversazione davanti alla macchinetta del caffè, tutti hanno qualcosa da commentare sul nostro PIL. 
Se cala, si chiede l'esonero del ministro non diversamente dal licenziamento dell'allenatore.
La Cina che cresce mostruosamente più del 9% deve avere il Mourinho dei dicasteri economici.

Ma cos'è in due parole il PIL? Cito Borsaitaliana.it:
"Il Prodotto Interno Lordo (PIL) rappresenta il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un certo intervallo di tempo, generalmente l’anno. Il PIL può essere anche definito come il valore della ricchezza o del benessere di un paese."
Corbezzoli, ecco perchè tutti ne discutiamo. Ci dice quanti soldi abbiamo.

Rispettosamente, dissento.
E rubo un acronimo al piccolo stato tibetano del Bhutan, confidando nella saggezza buddhista che sa creare sigle da meditazione.
Voglio anch'io quello che loro hanno inventato! Il FIL, ovvero l'indice di Felicità Interna Lorda.
Pensate che meraviglia vederlo pubblicato ogni mese sul salmonato Sole 24 Ore.

L'unico problema appare come misurarlo. Misurare la felicità è un ossimoro, una contraddizione interna, una utopia da pazzi.
In effetti il Bhutan ha cercato di darsi dei parametri oggettivi e scientifici (sviluppo economico equo, conservazione ambientale, cultura, buon governo): cosa ne è uscito? percentuali da triste scienza, gabbie per lo spirito.

Ma volete mettere con i surreametri (parametri surreali)?
Me li sono inventati e non sono un ragioniere, ma solo così io riuscirei a quantificare il nostro FIL ed esserne fiero, perchè no.

Eccone alcuni:
1) quante volte hai guardato il cielo?
2) quanti passi hai compiuto camminando nel centro storico della tua città?
3) quanto ti senti migliorato rispetto a ieri?
4) quanti alberi conti se ti affacci fuori dalla tua finestra?
5) quante persone saluti se passeggi nei paraggi di casa tua?

Sono solo cinque, quelli che da tanto mi girano per la testa. Ma vorrei raccoglierne e pubblicarne il più possibile, soprattutto se altrui. Me ne inviate? Qui oppure sulla mia mail fa lo stesso.
A presto, siate ideatori surreali, fa bene.

Nessun commento:

Posta un commento